Il Napoli si consegna al Siviglia: senza punte ma stesso modulo. E il caso Lavezzi conferma disordine. In campo e fuori. Mazzarri schiera gli esterni che non trovano le punte in una partita che dura tutto il giorno tra le quinte di un Napoli turbato e diviso. Le notizie su Lavezzi che tira l’alba in un night di Porto Cervo, il più kitsch quindi il più famoso e affollato, riportano il Napoli sotto tensione. Chi ha ideato la originale vacanza-lavoro? Presidente e allenatore sono separati nelle responsabilità: io l’avevo detto, no io non sapevo, ma io non prevedevo, io, io… Si può immaginare com’è andata, ma si possono intuire anche i sussurri nelle schiere dei rispettivi collaboratori, scelti abilmente tra i più tenaci signorsì. Nessuno che faccia davvero argine alla esuberante genialità del presidente, né al ritrovato strapotere del tecnico. Nessuno che li fermi: come se i due non fossero da gennaio cane e gatto. In questa vicenda, facile dividersi in fazioni anche per i tifosi: ha ragione De Laurentiis, non ha torto Mazzarri, è colpa di Lavezzi, meglio cederlo, no va solo gestito, ma se fa così chi lo acquista? Calma: può essere questa l’estate che precede la Champions? Al Napoli per placarsi basta seguire le regole. I calciatori hanno diritto a 4 settimane di pausa. Se Lavezzi torna stanco, giusto che si riposi. Dove? Dove vuole, senza limiti di orario e luoghi, se non ha smaltito le ferie. Altrimenti, in ritiro con gli altri. Difficile pensare che il Billionaire di Briatore, in una Porto Cervo purtroppo scoperta anche dalla Napoli più insidiosa, quella delle notti che Lavezzi gradisce, sia più rilassante di Castel Volturno, più efficace di campo e palestra. Facciamo i conti. Lavezzi gioca l’ultima partita (con la Juve) il 22 maggio. Va in ferie. Le sospende il 9 giugno, raduno per la Coppa America: 1 luglio gara d’esordio, il 16 l’ultima con l’Argentina eliminata ai rigori dall’Uruguay. Lavezzi accumula 18 giorni di riposo tra maggio e giugno, altri 18 tra la fine della Coppa e il rientro in Italia, il 4 agosto, con breve allenamento a Castel Volturno. Totale: 36 giorni, 8 più di quelli sanciti dai contratti Fifa. Poi, smette la tuta e il Napoli inventa un patto illogico, tra favoritismi e complicità. Mazzarri autorizza le vacanze sarde: scambia Porto Cervo con Lourdes o Santiago de Compostela. Con arguta fantasia precisa che Lavezzi sarguidato da un preparatore. Colpo di scena: irrompe in tv dopo Napoli- Penarol il presidente. Confida con elegante metafora il suo no. «Li ho mandati a cagare». Chiuso, no? Ma Lavezzi e Mazzarri ritengono che con quel sontuoso giro di parole De Laurentiis volesse solo augurare un piacevole viaggio. Lavezzi infatti va a Porto Cervo. Ma non trova un campo (il più vicino è a Golfaranci) e si rifugia sotto le ultime insegne accese di due discoteche. Con amici, musica e ogni genere di conforto. Ultima scena: il giornale “Libero” scopre e riferisce. Chissà che il prossimo cinepanettone non sia “Natale a Porto Cervo”. Non c’è da stupirsi. È il destino di Aurelio De Laurentiis: anche nel calcio, anche quando agisce secondo buonsenso logica e regole, in questo Napoli così estroso, finisce per produrre film comici. Ma non si arrenda. Non può, visto ieri il Napoli. Risse, nervi tesi e caos tattico.
La Redazione
C.T.
Fonte: Antonio Corbo per Repubblica
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