Come le mezze stagioni, sono finite anche le bandiere. Non ancora issata, quella Higuain già s’inclina. Gli anni che portano al mondiale 2014 hanno esasperato la triste figura del calciatore-spot, quello che si promuove con dolciastra retorica. Ipocrisia canaglia. Ai tifosi del Napoli non dispiace che il bomber sia richiesto dal Barcellona, irrita leggere che Higuain dopo tonnellate di frasi d’amore confidi il suo ultimo sogno: giocare accanto a Messi. Parole e musica a gentile richiesta dei reporteros. Per un club che ha appena venduto Lavezzi e Cavani, uno dopo l’altro liberati in contanti dalla clausola rescissoria per una novantina di milioni, comincia l’estate più difficile. De Laurentiis è al centro di un perfido balletto. Attento, presidente. Di qua le strategie del Barcellona che copia il Napoli del 1984, prima l’accordo con il giocatore, poi lite e firma con il suo club. Deve però cautelarsi. Osserva. Chi? Il madrileno Alvaro Morata, il belga Romelu Lukaku con il diabolico agente Mino Raiola, il colombiano del Porto Jackson Martinez rappresentato in Italia da Peppino Tirri che già fila con la Roma? Il Mondiale regala intanto la sfrontata allegria di Mertens. Come nel Napoli: il ditino al cielo e quel saltello verso le bandiere spiegate del Belgio. Bandiere bandiere, com’è dolce illudersi.
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