CHIARO, la squadra sbilanciata in avanti correva meno, si allungavano le distanze tra centrocampo e difesa lasciando spazi vuoti all’intraprendente Empoli, pronto ad applicare meccanismi rodati. Ma basta questo per spiegare il terzo deludente pareggio consecutivo dopo Cagliari e Samp, il crollo al quarto posto, il balzo del Genoa al terzo, i 18 gol incassati e l’attuale confusione di idee? Che il presidente corra negli spogliatoi a fine partita, che Benitez parli di errori isolati e si dica arrabbiato: tutto questo conta zero. Conoscono la verità. Tutto comincia ad agosto quando il Napoli si ripresenta senza gli acquisti sollecitati da Benitez, ma con un modulo invariabile come i binari di un tram, con giocatori affaticati o delusi dal mondiale, avendone il Napoli prestati a varie nazionali 13. Il flop in Champions è il primo scontro con la nuova realtà, la conferma di giocatori bocciati e invenduti, la cessione di Behrami e i languori di Zuniga rendono il Napoli meno forte.
Non solo, quelli che tornano dal mondiale scoprono che la società non investe, che Benitez non intende rinnovare il contratto anzi va su e giù da Liverpool con la borsa del fine settimana, che il progetto si è ormai interrotto. Solo la partita con la Roma è preparata in settimana e giocata da una squadra concentrata, disponibile a correre, difendere e attaccare con la micidiale velocità di chi avanza con un tocco, massimo due. Fanno il resto i voli nel vuoto dell’astronauta Rafael, la scommessa persa su Michu, l’indecifrabile calo di Hamsik, la crisetta degli ”spagnoli” Higuain e Albiol. Si arriva all’ennesima domenica di rimpianti, con Juve e Roma che rallentano, il Genoa che batte il Milan, piuttosto che avvicinarsi ai primi posti il Napoli perde anche il terzo nella partita con l’Empoli. Si accentua il profilo meno esaltante di Benitez: la difesa ostinata del modulo. Un dogma, ormai. L’Empoli però lo svilisce subito per due motivi. Il Napoli corre meno, porta palla, si espone troppo in avanti e rientra lento, offrendo facili ripartenze. Il secondo: i due mediani, David Lopez e Jorginho non reggono l’urto. L’anziano ma raffinato Sarri piazza infatti Valdifiori metodista davanti alla difesa, Verdi tra le linee dietro Tavano e Maccarone, 70 anni in due. Ma è Verdi l’uomo chiave, non solo perché segna il primo gol. Si collega con la catena alla sua sinistra, il giovane portoghese Mario Rui e lo stagionato marchigiano Daniele Croce, schiacciando la verticale Maggio-Callejon. I disagi conclamati di Hamisik, la buona forma di Zapata e gli oggettivi valori dell’Empoli offrivano una opportunità: provare senza Hamisik, con Higuain e Zapata insieme. Un 4-4-2 o ancora meglio il 4-3-1-2 attuato ieri dall’Empoli. Per non cambiare, Benitez promuove Zapata e lascia fuori Higuain. Sta per sostituire Zapata con Higuain nella ripresa, tanto per non cambiare modulo, ma soccorso da un attimo di dubbi si piega al bisogno, ritira il solito Hamsik e finalmente libera il tandem Zapata-Higuain. Il Napoli segna subito con Zapata e sfiora il 3-2, impedito da Sepe. Che è Luigi Sepe? Un ex terzo portiere che il Napoli fa esordire a Firenze in A, il 28 gennaio 2009 a soli 17 anni, per gettarlo via come un rasoio usato una sola volta. Vuoi mettere un portiere nato a Torre del Greco ed altri due, uno brasiliano l’altro argentino? Al momento Sepe vale più dello sconcertante Rafael e dell’invisibile Andujar. Questo dimostra la capacità dell’area tecnica, non sarà sempre colpa di De Laurentiis e Benitez. Che sarà del Napoli? Per risollevarsi, la squadra ancora prima del pubblico, chiede chiarezza. Gli acquisti: Gabbiadini è buon giocatore, venga pure, ma serve un forte esterno, magari scelto da Benitez. La panchina: con un allenatore in scadenza, non si va che così. La società: su vendita di quote, sullo stadio da rifare con soci basta far circolare voci se sono infondate. La verità, solo la verità Non si guida un club con i tweet.
Fonte: La Repubblica
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