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Corbo: “De Laurentiis rassegnato al terzo posto, il mercato lo certifica. Benitez ha nel mirino due obbiettivi”

Primo rilievo. La peggiore partita è la quarta senza gol. Per il terzo attacco (44) dice qualcosa. Secondo. Mai così prevedibile, lento, deconcentrato. Se Dzemaili, Inler e Fernandez e persino il portiere Reina si piegano come sacchi vuoti non si può credere e far credere che sia tutta colpa di quattro giocatori. Se ben quattro perdono stile, forma e ragione, altri due vagavano come anime perse. L’enigmatico Zapata-Duvan e l’inutile Pandev. Il Napoli non è più il Napoli con sei in queste condizioni, e con Higuain, Hamsik, Jorginho che guardano sorridendo la partita quasi fosse un modesto film comico. Il disastro tecnico di Bergamo comincia molto prima di ieri. De Laurentiis e Benitez hanno dato un segnale alla squadra. Questo: nessuno dei due crede più nella rimonta. Dal mercato infatti la società, unica fra le prime tre, esce male.
Se si lascia soffiare dalla Roma il più idoneo e pronto degli acquisti possibili, Nainggolan, non solo Bastos; se la Juve prende Osvaldo, sesto attaccante, e Benitez per dosare le energie di Higuain ricorre all’improbabile Zapata- Duvan; se uno dei rinforzi il 2 febbraio (Henrique) è ancora in Sudamerica; se un mercato alimentato per mesi da favole si risolve nelle ultime ore, anche il più entusiasta dei tifosi si convince che il Napoli non insegue più la Roma, meno che mai la Juve. Da questa percezione si capta il secondo segnale. Lo dà Benitez: esclude Higuain, Hamsik e Jorginho per puntare su Europa League e Coppa Italia, prima sfida mercoledì 5 con la Roma. Un trofeo che a Benitez non dispiace vincere: per capire, bisogna aver girato un po’ e visto le vetrine in oro barocco zeppe di trofei a Madrid, Barcellona, Bilbao, Valencia, La Coruna. Ecco, uno spagnolo non si dà pace se non porta nulla in bacheca a fine stagione. Benitez si augura quindi di vincere la Coppa Italia, ancora meglio l’Europa League, per dare un senso alla sua seconda avventura italiana. Come nel Chelsea un anno fa, coppa europea dopo una mediocre Premier. Se questi sono davvero i retropensieri, è opportuno mollare già? Ed è affidabile per questi progetti la flaccida squadra sottomessa dall’Atalanta? Inutile ricordare le sviste commerciali del club: 11 milioni per Vargas, 7 per Zapata-Duvan e gli otto sprecati per regalare Denis, liberato da Mazzarri «perché, se sta qui, vuol giocare». Già, è da preferire chi non chieda mai di giocare. Bella idea del calcio e di una professione. Per risparmiare Higuain e Hamsik, il Napoli poteva almeno rinunciare a Pandev sopraffatto da Baselli che marcava e creava gioco. Inserendo Jorginho in triangolo con Dzemaili e Inler avrebbe dato più spessore al centro, e più serenità ai due. Ma il Napoli ha subìto l’Atalanta anche sulle fasce. Per i raddoppi. Del Grosso e Bonaventura a Callejon, Raimondi e Benalouane a Martens ostruivano le corsie. Al contrario la stessa Atalanta fluiva sulle fasce trovando solo l’uno-contro-uno con Maggio e Reveillere. Inferiorità numerica al centro quindi, come ai bordi. Per non subire, bisognava marcare e ripartire tutti, quindi correre. Ma il Napoli può e vuole correre? Mercoledì capiremo.

Fonte: La Repubblica

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