Gli ispettori Uefa frequentano Fuorigrotta più di Nyon, sede amministrativa della direzione europea. Per la Champions sollecitano un’area adeguata alle esigenze dei media. Tacciono sul tabellone. Evitano di passare per i servizi igienici, l’incolumità prevale sui doveri della missione. Chi ci va, sa che sono quasi impraticabili. Si è perso il conto di appelli, proteste, polemiche. In un Comune tutt’altro che agile, rilevare il San Paolo è impossibile. Da oltre un anno non si conosce il destino del lungomare, figurarsi quello di un immobile del patrimonio ancorato a ferree procedure. C’è il rischio che finisca il campionato, se solo si elenca l’iter: passaggi assembleari, commissioni, studi di fattibilità, concorsi di idee, gare di evidenza europea. Con un vantaggio tuttavia riconosciuto al Napoli dall’ultima convenzione 2009, scadenza 2014. Su qualsiasi privato si aggiudichi la gara pubblica, potrà avere la precedenza il Napoli rilevando il progetto del vincitore. Basterà rimborsargli le spese. Per acquistare il San Paolo passeranno chissà quanti campionati e Champions. È invece doveroso quanto urgente il restyling. Qui vi sono migliori margini per De Laurentiis, rimangono angusti invece quelli di un pur favorevole e loquace sindaco, vincolato dalla legge. Due gli ostacoli. Il primo: il piano regolatore generale, approvato dalla Regione l’11 giugno 2004, prevede per l’area di Fuorigrotta interessata solo verde, impianti per il tempo libero e sport, comunque “produzioni immateriali”. Le ultime furono inserite per favorire un ampliamento della Rai. Più che teatro, bar, pub, ristoranti, megastore saranno possibili redazioni on-line, tv e radio private, centri studio, oltre a palestre e piscine. Sarà altrimenti necessario votare una variante al Piano, che Napoli ha atteso una cinquantina d’anni. L’altro ostacolo è una valutazione del Comune: che idea ha di Fuorigrotta, quali equilibri urbanistici ritiene compatibili tra stadio ad altre attività. L’annosa questione dei parcheggi sotterranei dimenticati e la malinconica immagine di viale Augusto con alberi falciati o radi non rende ottimista il quartiere borghese più giovane e moderno del secondo ‘900 di Napoli. L’ottimismo guida invece Benitez nella rifondazione. Il suo Napoli è incompleto, avanza con lentezza, ma lascia intravedere un club europeo. Avverte che non punterà solo su 14 giocatori, una frecciata a Mazzarri che si accredita nell’Inter parlando forse troppo del suo Napoli. Prepara una rosa ampia per evitare sfaceli su un fronte o l’altro. Julio Cesar che dovrà giocare con i piedi anche fuori area per un assetto più aggressivo: è già un indizio. Adil Rami, probabile acquisto, un altro. Ventotto anni, francese di origini marocchine e nascita in Corsica, è un centrale difensivo di piede destro altro 1,90. Un gigante. Discreto l’ultimo anno a Valencia, formidabile il penultimo. Avrà Cannavaro il comando della difesa. La linea a 4 impone un altro difensore: rapido nello scatto breve, l’unico è stato Grava. Mancano un mediano e due attaccanti. Mica poco. Ma il mercato segue un percorso razionale. Benitez agisce da manager, conosce i giocatori e li sceglie tra i migliori in età matura. Sono finora 13 le nazioni. Una multinazionale con molte bandiere e pochi italiani, ma Benitez non chiuderà le porte in faccia ai giovani, anche questo archivia un ciclo per aprirne uno davvero europeo.
Fonte: La Repubblica
La redazione
F.G.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro