De Laurentiis sapeva che Benitez era contrario al ritiro punitivo: poteva essere un buon motivo per un addio di grande opportunismo. Dimostrarsi “hombre vertical” dinanzi ai giocatori e ai tifosi. Un uomo che non si piega. De Laurentiis, senza dirlo neanche a se stesso, orgoglioso com’è, ha ripescato nel segreto della solitudine il dono dell’autocritica. Stava per caricarsi di nuove responsabilità. Il dietrofront stende un velo di ritrovata armonia, più che un colpo di teatro è la tregua che porta il Napoli al crocevia del 22 dicembre. Supercoppa con la Juve a Doha. Trionfo o addio, vincere un trofeo che dia luce alla stagione più grigia o ciascuno per la sua strada, nemici come prima. Perché nel Napoli e nel calcio non si contano amici. In estate è cominciato il balletto degli equivoci, una sfida sul filo di cinismi e riserve mentali. Benitez ha giocato d’anticipo, chiedeva Mascherano. De Laurentiis boccia la scelta, «un trentenne non è mai un affare », Mascherano fa il resto, firmando con il Barcellona.
L’allenatore parla di squadra competitiva, di strutture di settore giovanile, ed il presidente se la cava offrendogli un faraonico studio ed una piscina di rieducazione. Ma De Laurentiis non poteva investire in un’area che è sabbia mobile a Castel Volturno per complessi motivi. Benitez capta l’eco del rammarico dei tifosi verso De Laurentiis, e si limita a iperboliche, non credibili valutazioni su nuova squadra e campagna acquisti. Sbagliano in due, sapendo di sbagliare. Perché il mercato è maldestro, un esempio? Acquisto di Andujar precoce e oneroso, perdita di Reina e quel Sepe recuperato dall’Empoli all’Ufficio Oggetti Smarriti. Illogico, poi: mancava un mediano di qualità, un leader tosto e costruttivo, ne arrivano qualche altro modesto e per giunta parte Behrami. Se la Juve compete sul mercato con Marotta e Paratici, con antenne infallibili nel captare segnali di giocatori di talento o in scadenza, se la Roma con Sabatini trova nella scelta di allenatore e giocatori sempre i ricambi perfetti, perché il Napoli dovrebbe avere i loro stessi punti? In società qualche settore non funziona. Non solo, a Benitez manca l’umiltà dei grandi: cioè, cambiare finché si è in tempo. Per coerenza non vede le curve e va fuori strada. De Laurentiis non dimostra stavolta la capacità di impresa, spende poco e male. Perché vuol fare tutto, nel cinema correggeva anche le battute di Boldi. Ma un film dura poco, e ce n’è sempre un altro. Dopo dieci anni fantastici si è smarrito nell’illusione di poter fare tutto. Da solo. Chissà che l’altra notte non abbia capito anche questo.
Fonte: Antonio Corbo per La Repubblica
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