SU BENITEZ si è intuita la verità subito dopo la Supercoppa. Tra le righe l’ha detta De Laurentiis. Grande allenatore che dà buone indicazioni alla squadra, ha ribadito. «Ma i giocatori sono ventenni e i ventenni vanno portati ad applicare quelle indicazioni», ha osservato. «Nelle ultime due settimane abbiamo lavorato molto». È intervenuto lui quindi per tenere i giocatori sotto pressione. L’analisi è corretta. Benitez ha lo stile di un docente universitario. Guida dall’alto del suo sapere. Ma senza controlli asfissianti i giocatori sono liberi di scegliersi gli stili di vita, di darsi motivazioni forti per alcune gare, sottovalutarne altre. Ne deriva una palese discontinuità, e l’esclusione dal giro scudetto. Con Benitez però il Napoli batte Roma, Juve, Arsenal, Borussia, affronta senza complessi gli squadroni e si svincola da tatticismi provinciali. Per la spiccata vocazione offensiva e l’ampiezza del 4-2-3-1 è stato spesso riconosciuto il gioco più moderno del campionato. Il probabile divorzio con Benitez è giustificato dall’analisi del presidente. Ma lascia a Napoli due dubbi tra i tifosi.
Il primo: quali risultati, se Benitez avesse avuto i giocatori richiesti? L’altro: Benitez predicava per il salto europeo giocatori top, strutture, vivaio e stadio privato. Sono stati quindi due anni persi? Benitez rischia di ripartire perché profeta inascoltato di un Napoli vincente. Quella pagina lasciata in bianco prima o poi sarà al centro del dibattito. Dovrà essere abile e fortunato De Laurentiis nella scelta del sostituto. Come lo è stato già con Benitez dopo la fuga di Mazzarri. Il tema stadio è ancora più delicato. Si discute sui soldi anticipati dal club per lavori urgenti. Scorrere i commenti sul web dimostra che gli attacchi del sindaco portano i tifosi a schierarsi con il presidente. Un boomerang solo per de Magistris. Ma neanche questo aiuta il Napoli. La lettura dei bilanci al 30 giugno 2014 dimostra che il club ha il terzo fatturato d’Italia (165 milioni) dopo Juve (279) e Milan (247). Non sono cifre da poco. Gli analisti però valorizzano un altro elemento: i ricavi netti, senza cioè gli introiti audiovisivi. I ricavi del Napoli sono bassi (60,52) appena il 36% del fatturato. Non andrà meglio la stagione in corso: venduti meno abbonamenti e biglietti. L’esempio della Juve (46%) in sintonia con il Comune di Torino dimostra che per un club è fondamentale avere uno stadio di proprietà. Inter, Milan, Roma e Fiorentina ci stan provando, l’Udinese è avanti. Il Napoli non ha un mattone. Oltre i veleni tra Comune e club non si registra che il nulla. Nella quotidiana astiosa polemica, una città anche nel calcio può solo arretrare.
Fonte: Antonio Corbo per La Repubblica
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