Dall’Europa all’Italia, la tredicesima vittoria consecutiva restituisce due Napoli. La squadra si sdoppia in due immagini. Un giocatore fa la differenza. È Osimhen. Quando manca, i compagni sono liberi di non cercare solo lui, si svincolano dal suo monopolio di unico terminale del gioco, si muovono in allegria spensierata con triangoli stretti e tagli rapidi alle spalle dei difensori avversari. È sinfonico il fascino del collettivo. La partita di Roma invece certifica la potenza risolutiva dell’altro Napoli, quello che spacca anche la difesa granitica della Roma con la violenza bizzarra di Osimhen.
Spalletti lascia in panchina sdraiati e pensosi due attaccanti che sarebbero nelle attuali condizioni titolari in quasi tutte le squadre europea. Fuori Osimhen e Kvaratskhelia, sembra incredibile, il Napoli si esalta e diverte in una rappresentazione magistrale di tecnica e sinergia, di puntualità istintiva, di fluidità progressiva. Avanza sul campo come se leggesse segnali criptati sullì’erba.
Due stili di gioco, due formule, due assetti tattici danno al Napoli un vantaggio su tutti, al momento.
La forza tranquilla e consapevole delle sue risorse, la varietà delle soluzioni offensive. Ma caricano Spalletti di un ulteriore impegno: deve scegliere sempre la formazione migliore mettendo insieme i due Napoli, selezionando e incrociando risorse che in serie A nessuno sembra avere.
I Rangers sono stati presto piegati dal congegno offensivo alternativo, con Simeone che brucia con due dei suoi lampi gli ultimi del girone A di Champions, ma al gol arriva con assist di Di Lorenzo e Mario Rui, gli esterni del quartetto difensivo. Un altro della difesa, Ostigard sale per segnare il terzo gol, il centesimo in Champions. Fine ottobre, impensabile una così esplosiva condizione di forma. Basta rimarcare il contributo dei tre difensori, il dettaglio per immaginare come il Napoli sappia distendersi su tutti gli spazi, muoversi rapidamente in lungo e in largo secondo schemi ormai mandati a memoria, uno spettacolo. Al centro, il Napoli è poi favorito da avversari che rinunciano a marcature metalliche, altro che i lucchetti odiosi della Roma di Mourinho. Può esibire notevoli progressi Ndombele, non deludono Lobotka applaudito al cambio con Zielinski né Elmas sostituito da Gaetano, lodevolmente rilanciato da Spalletti.
Per il primato della Champions il Napoli deve evitare martedì solo una voluminosa sconfitta, può entrare negli ottavi con l’autorevole dimensione di certezze ormai acquisite. Sabato invece tocca a Spalletti risolvere il suo adorabile dilemma. Probabile e saggio che ritenti l’innesto di Osimhen e Kvaratskhelia. In una Italia che non va ai Mondiali, c’è una italiana con il lusso di lasciar fuori all’inizio Raspadori e Simeone. È l’incasso di una coraggiosa rivoluzione.
Fonte: Antonio Corbo per “Il Graffio” di Repubblica
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