Un giro complicato di risultati blocca l’ultimo aereo. Il Napoli non esce dall’Europa, può ancora qualificarsi nei sedicesimi di Europa League, ma schierando una squadra vera. Quella di ieri dimostra che oltre i celebri titolari c’è il vuoto. Un allarme anche per il campionato. Dove sono i ricambi? MAZZARRI insiste nel circuito europeo con il Napoli 2. Criticarlo è facile, accusarlo di puntare ancora sulle riserve dopo la disfatta di Eindhoven è inutile, la speranza che cedesse alla logica di un turnover moderato si è rivelata un’utopia. Gusto della sfida, coraggio, imprudenza? No, forse solo coerenza o ragionato autolesionismo: perché la formazione svela la verità sul retrobottega. Il primo tempo dà una sorpresa da brividi: a lui, al pallido Bigon in panchina, al presidente tornato in tempo per rivedere dall’Italia in tv l’altra metà del suo Napoli. Oltre i titolari, si affonda nel buio. Preoccupa la prova del portiere, il quasi trentenne Rosati, pagato 4 milioni al retrocesso Lecce. Forse usurato dall’attesa in panchina non è ancora un campione di affidabilità: più che parare mostra i pugni, con l’ira di un pugile impreciso. C’è del suo nei primi due gol. Un giovanotto cileno ripiomba tra i suoi misteri: peggio o meno non poteva fare l’inespresso Vargas, acquisto che giustamente Mazzarri attribuisce solo alla società, per la finora ingiustificata cifra di 12 milioni. Complimenti ai tre funzionari della Direzione Scouting. Sono ancora in servizio, fortunati pendolari tra il Sudamerica e i computer di Castel Volturno. Vargas ha tecnica finissima e corsa rapida persino elegante, ma esibisce le sue virtù solo a palla scoperta. In Europa ha trovato solo la difesa dell’Aik disposta a concedergli spazi e ritardi d’intervento. Le noie muscolari di Behrami allargano la voragine a centrocampo dove un brasiliano di 22 anni, Giuliano, subito detta legge: solo qualche interessante sussulto di Donadel, un altro sfortunato colpo di mercato nel rapporto tra ingaggio e minuti giocati. Il tesoretto che ha incrociato Lavezzi sulla rotta Napoli- Parigi doveva essere reinvestito in un giocatore di potenza e qualità. Sono i requisiti di Asamoah o Cuadrado, purtroppo li ha dimostrati finora il trentenne Mesto, che si è molto agitato per ripagare Mazzarri di tanta fiducia, ma è apparso poco incisivo nelle ripartenze, ancor meno autoritario in fase difensiva. Da quanto tempo Mazzarri non lo vedeva all’opera? Da sperare che riesca nel tempo a rivalutarlo. Sulla sua fascia il difensore croato Trinic e il brasiliano Mathaus autore del secondo gol scorrazzavano come centauri. Sull’altro versante Dossena stava a dimostrare come nel calcio il tempo passi in fretta. Irriconoscibile. L’ingresso di Cavani ha restituito dignità al Napoli. Pandev e Inler non hanno avuto neanche il tempo per organizzare la rimonta quando il Napoli ha convertito la linea difensiva da 3 a 4, ma tutto sembrava fatalmente inutile in una partita condizionata da un infelice avvio e da una formazione squinternata. Davanti all’incerto Rosati un frastornato Fernandez, complice di due gol ucraini su tre, e graziato per una isterica testata. Ma quel che è peggio: nel caos desolante di ieri sera si è visto svanire anche Insigne. L’8 novembre a Napoli la rivincita: con sei punti in meno.
Fonte: Antonio Corbo per “Repubblica”
La Redazione
C.T.
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