Higuain è il grande assente, il più temuto dai portoghesi, inseguito dalla claque madrilena fino a Oporto, si presenta contratto. Gli manca lo scatto finale. È un avvoltoio senza artigli. Perde due volte. Perché splende il rivale Jackson Martinez, che fissa l’ispido 1-0, rimediabile nella gara di ritorno. Ma è questa l’imprevista tendenza: deludono proprio quelli che si pensava potessero decidere quasi tutto, e da soli. Alla rassegnata flemma di Higuain si aggiunge l’appannata gestione tattica. Benitez non indovina la formazione, né i cambi nel finale. Il Porto ha vigore, ma passo cadenzato e risente ancora del cambio in panchina: la sua trama non è costante, la tecnica dei singoli prevale sulla qualità del collettivo. Diventa pericoloso a tratti, quindi. Le sue sono fiammate, che il Napoli smorza solo all’inizio dei due tempi. Quando eleva il ritmo, occupa zone più alte e sfiora più volte il gol. Quando corre di più. Quando con pressing più alto sospende il possesso palla dei portoghesi, schierati in uno strano 4-1-4-1 che si converte ogni tanto in un confuso 4-3-3. Le scelte di Benitez sono da condividere in difesa, perché Britos con la sua irruenza va allo scontro con Jackson Martinez, attaccante poderoso quando affonda, mobile negli scambi, virtuoso nella mezza girata per il tiro della vittoria. Un bel duello, sotto gli occhi di Albiol, di nuovo signore della sua area. Non convince invece la scelta del tandem di mediani: Behrami è utile incontrista, e lo dimostra. Ma che c’entra il difensore Henrique se a centrocampo il palleggio premia i portoghesi? Si crea una zona d’ombra che rallenta le ripartenze del Napoli, provoca infiniti retropassaggi, costringe al sacrificio l’intelligente Insigne e il tonico Callejon. Il Porto che ha una veemente fase offensiva si sistema meglio: Fernando coordina, azionando quattro leve lunghe intorno a Martinez. A destra Eduardo e Quaresma che aspettano il difensore Danilo in sovrapposizione, a sinistra Defour e Varela in attesa di Alex Sandro. Il miglior Napoli è quello che domina la prima parte della ripresa: perché lo guida un finalmente incisivo Hamsik, sarà un caso ma quando brilla Hamsik si spegne Fernando, quindi si ferma il Porto. Sono i minuti che decidono: il Porto sbanda, e come nelle grandi e frequenti beffe del calcio il Porto trema, salva la pelle e va a colpire. Ci si aspetta il cambio di Henrique, esce invece Hamsik ancora fresco, poi Callejon davvero stanco. Giusta l’esclusione di Higuain, mai così deludente. Ma inserire gli avvilenti, impacciati Pandev e Zapata-Duvan ha un solo esito: vedendo quei due, il Porto si illude che sia davvero quello il Napoli, e magari prenota già l’aereo per i quarti. Benitez e Higuain gli dimostreranno che non è proprio così?
Antonio Corbo per La Repubblica
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro