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Corbo: “Benitez e De Laurentiis tremano, per loro l’Europa League è diventata troppo importante”

È la notte più lunga di tre personaggi. Apre le confessioni Benitez. Addio stile algido di uomo-computer, non è più una banca dati la sua stella polare, le guance rosse sono già livide e tese, si guarda intorno e implora il pubblico, «il San Paolo ci spingerà». Si raccomanda ai tifosi dopo aver vinto a Torino con un Napoli spento che esagera nel sotto-ritmo come ad Oporto, «il pubblico dovrà aiutarci », chiede aiuto, come mai aveva fatto lui che sembrava credere solo nel modulo e nelle cifre, l’ansia divora anche il forbito poliglotta delle panchine. Benitez sente questa partita e questa coppa come nessuno: lui che si muove in Europa come sull’Autopista M30, il raccordo anulare di Madrid, lui che l’Europa League l’ha appena conquistata con il Chelsea, può mai fermarsi agli ottavi e uscire stasera? Sta tremando anche De Laurentiis, l’uomo di cinema che ama il botteghino come se stesso, taglia i prezzi per avere accanto a sé tutti i sessantamila, pregare, urlare e cantare insieme, in un’altra notte di deliri e gol. Sa che è la partita più scabrosa, che deve vincerla.

Ingiustamente declassato dopo un girone ruggente in Champions, il Napoli è già al capolinea della più modesta Europa League? Quale sarebbe il bilancio dopo la rifondazione, se rimanesse nel guado fra un terzo posto che non eccita e la finale di Coppa Italia che non splende? Il ranking Uefa vede il Napoli al trentesimo posto: era 94esimo quando entrò in Champions tre anni fa. Ha fatto tanto. Ma il lungo volo non può fermarsi stasera, e sarebbe complicato riprendere quota. Il terzo cuore che batte forte: Gonzalo Higuain, 21 gol e dieci assist in otto mesi, ha segnato più spesso che in Argentina e Spagna. Volle Napoli e dice di amarla, va in campo a salvare una scelta di vita. Ma intorno chi ha? Avrà visto l’altra notte Cristiano Ronaldo, che sciava sul prato nella essenziale bellezza di uno slalom tra ostacoli fermi. A Madrid lo sostiene il fantastico Real di Ancelotti, unico italiano in Champions, sono usciti anche Spalletti e Mancini. Altri due gol allo Schalke, 13 in Champions, gliene manca uno per raggiungerli, due per superare Altafini e Messi. Bravo Ronaldo. ma il ricordo di quel campione lo insegue come un’ombra, in Spagna giocava poco, già c’era Ronaldo, e Higuain è venuto a cercare fortuna e rivincite in Italia, ma sembra solo nelle sue ansie, molto gli chiede il Napoli, poco lo assiste però, il congegno offensivo è ossidato, Callejon ansima sulla destra, Mertens è un po’ stanco e un po’ egoista, Insigne moltiplica tanta rabbia con i pochi minuti che gli danno. C’è tutto questo da scaricare in una notte sola. Benitez intanto riflette sulla gara di Oporto. Miglior palleggio e ritmo più alto prevalsero sul collettivo sfilacciato. «Il San Paolo deve spingerci». Il Porto non è lo stesso, gli mancano il portiere Helton e il difensore Alex Sandro, il gigantesco Mangala può trasferirsi a sinistra, Danilo a destra, uno più attento dell’altro, perché Luis Castro per isolare Higuain vuol bloccare gli esterni. Il pericolo è lui, perché il Porto ha un punto debole: palleggia molto, a volte troppo per il possesso palla fino ad essere lezioso, se un solo pasticcio combina tra mediana e difesa, Higuain è già lì che vola in porta. Lui c’è, comincia un’altra grande notte, ci siete tutti?

Fonte: La Repubblica.

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