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Corbo: “Adesso Mazzarri dovrà continuare a vincere”

Ecco Inler. Forse per non arrossire, dopo gli ingenui sì alla Juve e i troppi no al Napoli, copre il volto con maschera da leone. Ma a ruggire, per ora, è De Laurentiis. Nell’Italia depressa che chiude la Borsa a “meno 4”, in un calcio pallido di debiti e di vergogna per scandali mai chiariti, il Napoli riparte in un mare d’azzurro. Il tempo dirà se De Laurentiis sa far calcio. Di sicuro sa fare impresa. Si sorride per il folclore goliardico della cerimonia di ieri a bordo di una love boat della Msc, gli stilisti discutano pure il nuovo look con maglia molto accesa nel rosso di “Lete” e smorta negli altri colori, sorprende magari l’ostinata vocazione al protagonismo di De Laurentiis che dopo i diritti di immagine chiederà ai giocatori anche di far da prestanome a tutti i loro gol, ma vi sono dei punti fermi. E vanno rispettati. Ieri il Napoli ha inserito sulla maglia il secondo sponsor. È crollata così una barriera che renderà possibile un acquisto in più. Con “Lete” di Nicola Arnone, con il simbolo del leone che il gruppo Tufano ha prestato a Inler, spunta un marchio di prestigio internazionale e origine campana: la Msc è di Pierluigi Aponte, sorrentino che da Ginevra telecomanda 200 porta container e le più belle navi da crociera del mondo. Napoli è la base preferita: la Snav nel Golfo navigava nei debiti con aliscafi spesso in avaria, è con il braccio destro di Aponte, il comandante Raffaele Aiello, una vera flotta nel Mediterraneo. È questa la caratura del secondo sponsor. Altri club trovano a malapena il primo. Si allarga quindi la distanza tra il Napoli e altre società. Otto milioni di tifosi, quarta platea italiana all’estero: con la Champions e un più aggressivo marketing può toccare un fatturato da 200 milioni contro i 160 previsti. Se questi sono i risultati a sette anni da quel club abbandonato tra le ceneri della Fallimentare, è solo merito di De Laurentiis. Aver scelto Pierpaolo Marino, quando guidava il Napoli con il foglio rosa, è solo un merito ulteriore. Lo è ancora di più aver seguito il modello Udinese. Ma ieri il Napoli da quel modello si è scisso. È grande, robusto, ricco. Va a comprare nella bottega creativa di Pozzo. Le strade si dividono. Perché hanno piazze diverse. L’Udinese vende i migliori, il Napoli va a prenderli: almeno uno, Inler, lo porta a bordo. Rifletta anche Mazzarri: come poteva avere mai dubbi sulla agilità operativa di un produttore, di un uomo di cinema che vive di investimenti e ricavi, di chi va in senso opposto nell’economia italiana? De Laurentiis ha cultura d’impresa: accetta il rischio, investe, nessuno si sorprenda se alla fine trae anche profitto. Mette in gioco i soldi delle banche, ma è lui il garante in un circuito virtuoso sconosciuto alla disastrata economia del calcio. Mazzarri deve essere consapevole delle responsabilità: gli si chiederà sempre di più, le vittorie non sono prodigi di alchimisti, ma la logica di un progetto in costante evoluzione. Meglio se il Napoli saprà darsi un codice etico. In controluce, sono evidenti anche i pericoli di Napoli, delle sue notti fosche, non solo il fluviale contributo ai botteghini. Dove risultano 251 pregiudicati su 400 cittadini controllati dalla polizia? Dove campioni come Lavezzi precipitano in risse notturne per un banale incidente stradale? Dove la nuova Municipale scopre giocatori alticci alle 3.20 del mattino? Inler sembra l’uomo giusto. Anche il suo 88 lo dice. Quante coincidenze. È la “nave che va”, è il “pompiere che spegne il fuoco”, ma anche il “vulcano che fa sognare”. Leggete la Smorfia. De Laurentiis gestisce anche quella?.

La Redazione

A.S.

Fonte: Repubblica

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