La notte porta consigli dolcissimi: è andata maluccio, certo, però poteva pure finire peggio. Il timbro sulla tibia destra sa di fotografia d’un pallone: ci sono gli spicchi, c’è il rossore, però va sparendo il dolore, lentamente, e sabato sembra lontanissima, un orizzonte nel quale tuffarsi agevolmente, se lo vorranno anche gli dei. Come sta el Pipita?
La domanda che galleggia spontanea, tra la Pineta di Castelvolturno e l’universo Napoli che osserva il cielo, è in attesa di certezze: ma se un indizio non fa una prova, un sorriso può aiutare a interpretare con ottimismo il futuro, a immaginarsi che sotto quel filo di barba c’è del buono. E’ l’alba d’un nuovo giorno e c’è una luce nuova nell’Higuain che ha dormito poco (e male), che sull’aereo a Linate c’è salito a braccia, che ha temuto (e seriamente) di doversi piegare al fato e che ora, pur senza lanciare messaggi subliminali, sente d’esserci: terapia, terapia, ancora terapia, persino stamani mentre gli altri avranno la possibilità di rifiatare; e poi la radiografia e Tac si sono espresse favorevolmente, rimuovendo quel velo di malinconia, scongiurando complicazioni legamentose, persino «tutelando» la caviglia. «Trauma distorsivo alla tibia destra» . In linguaggio medico è un segnale, in linguaggio calcistico è invece una speranzella – e neanche tanto ella, ma assai di più – è la conferma che si può fare e che magari si farà, però senza abbandonarsi all’entusiasmo, tenendo presente che gli incidenti possono avere varie evoluzioni e che comunque non sarà consigliabile allenarsi, non ora, non oggi, non subito.
COUNT DOWN. Si comincia così, in casi del genere: lasciando scorrere lentamente le lancette, contando alla rovescia; e a meno cinque dall’Olimpico c’è la percezione, quella sì, che il Napoli abbia già tirato il sospirone di sollievo, dopo aver colto – in volo da Milano – la sofferenza d’un attaccante che in quell’ora e mezza d’aereo deve aver attraversato tutti i suoi sogni e temuto che si stessero trasformando in incubo. Quantunesimo minuto d’una partita ormai finita, la palla che ingolosisce Higuain, la potenza di chi ha caricato il destro, l’impatto con il «povero» Andreolli ch’è andato a murare, il tonfo, le mani nei capelli, la barella, la disperazione che si coglie e ch’è figlia della dolenzia, l’impossibilità di poggiare il piede a terra, l’esigenza di doversi fare aiutare per salire le scalette, la coppa Italia da blandire, il Mondiale da brandire. Il più grande spavento del week-end.
SI PROCEDE. Il resto è un inno alla fiducia, è una raffica di annotazioni che inducono a starsene almeno apparentemente tranquillo, lasciando che sfilino via le ore, che lo staff medico proceda, che sparisca ciò ch’è rimasto dell’impatto: Fiorentina-Napoli è sabato ed esistono i margini di miglioramento per assorbire ogni residua scoria di quel frontale con Andreolli, per rimettersi in piedi normalmente e poi correre agilmente. Tu chiamale se vuoi, sensazioni: ma ormai tutte le strade, pure quelle di Higuain, sembrano portare dritto a Roma.
Fonte: Corriere dello Sport
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