29 ottobre, Amburgo: i campioni del Bayern vincono 3-1 davanti a 57mila spettatori. 3 dicembre, Bergamo: l’Atalanta supera 2-0 l’Avellino, sugli spalti appena 914 paganti. Stesso turno – i sedicesimi – delle coppe nazionali, ma la differenza è abissale, come se da una parte si giocasse la Coppa del Mondo e dall’altra un torneuccio tra scapoli e ammogliati. Diciamolo chiaramente: la Coppa Italia, finché non entrano le grandi, non se la fila nessuno, non interessa alla gente ed è pure un fastidio per le squadre. Trasformata in un bel prodotto, soprattutto per le tv, nelle fasi conclusive, resta un’opera ancora in cerca di una ragion d’essere nella prima parte, quella che va in scena tra l’estate e l’autunno. I dati di questa stagione sono imbarazzanti: il quarto turno appena andato in archivio ha registrato una media di 2.848 spettatori a partita, la più bassa degli ultimi 10 anni nei quali si è comunque vivacchiato, a parte le 14.379 presenze del 2006-07 “drogate” dai 60mila di Napoli-Juve, che stazionavano eccezionalmente in B.
IL PARAGONE — I 2.848 sono pochissimi in termini assoluti e si dissolvono se confrontati con le competizioni omologhe degli altri Paesi: in Germania il top delle presenze con 23.140 ai sedicesimi di quest’anno; stessi livelli per la FA Cup, che la scorsa stagione aveva fatto segnare una media-spettatori di 20.426 (i sedicesimi dell’edizione 2014-15 non si sono ancora giocati). Anche la Copa del Rey (9.215 il dato di 13 partite su 16) e la Coppa di Francia (8.467 nel 2013-14) fanno nettamente meglio dell’Italia.
LE MODIFICHE — Nelle prossime settimane le società discuteranno sul format del 2015-18, in vista del bando tv di gennaio: si cambia adesso o mai più (cioè almeno per 3 anni). Ma in Lega sono contenti così e l’unica modifica sul tavolo riguarda l’inversione di campo: pare esserci accordo per far giocare in casa la squadra più debole (o al massimo effettuare un sorteggio, come per i quarti) nei turni che precedono gli ottavi.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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