James Spithill:
«Quando nasci con i capelli rossi, e la gente ti prende in giro, devi difenderti e io ho messo in pratica ciò che ho imparato”. Classe 1979 da Sydney. Campione in carica dopo il successo del 2010 in Coppa America. Nei filmati di youtube o nelle foto di Oracle non è difficile vederlo correre, saltare, infilarsi all’interno di enormi ruote di camion. Una preparazione spartana per quella che è la coppa più tecnologica del mondo. Nel 2007 salì anche su Luna Rossa meritandosi il soprannome di James Pitbull per le sue partenze aggressive.
Com’è nata questa passione?
«Per difendermi. Quando sei piccolo e hai il mio colore dei capelli devi essere molto attento e guardarti attorno».
Così come in mare?
«Esattamente. Specialmente in partenza devi farti rispettare è tutta una battaglia»
Napoli ottimo allenamento per il vostro team?
«Sicuramente sì. Ci serve per testare la preparazione della squadra in vista di San Francisco. Non sappiamo come regateremo e cosi’ nel Golfo stiamo trovando le condizioni ideali per destreggiarci in ogni situazione».
Cioè?
«Partiamo dalla prima. Credevamo che questo fosse un campo di regata con vento stabile e senza grosse variazioni. Siamo arrivati qui e ogni giorno è differente».
Il pubblico?
«Questo è uno stadio naturale, peccato per la pioggia che ieri non ha permesso alla gente di assieparsi, ma ho ancora negli occhi la passeggiata in Villa Comunale del giorno di Pasquetta»
Foto e autografi?
«Esattamente, eravamo nella Villa Comunale, abbiamo cucinato una pizza, siamo stati letteralmente assaliti. Amazing»
La terza?
«E come posso rispondervi, mai mangiato meglio, una città che ci sta accogliendo in mondo eccezionale»
Torniamo alla boxe, quanto dedica a questo allenamento?
«Molto. Faccio i guanti e lo utilizzo per la reattività, ed anche quando non regato spesso tiro di boxe».
Ne soffrono gli avversari?
«Sono tutti grandi campioni e lo stanno dimostrando. Noi stiamo lavorando duro perché siamo i detentori della coppa e vogliamo vincerla nuovamente».
A bordo l’hanno vista molto british, compassato, però quando c’è stato il momento di strigliare l’equipaggio, sesto uomo compreso, non ci ha pensato due volte.
«In gara o n allenamento do sempre tutto me stesso, ecco perché voglio sempre il massimo da tutti e al mio sesto uomo nella seconda regata gli ho urlato addosso ”jump” (salta ndr) perché volevo che assecondasse le manovre ed il contrappeso della barca».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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