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Convenzione stop, lo sport napoletano a rischio chiusura

Nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di conoscere la grottesca situazione in cui riversa il Ctl Campania a causa dell’indadeguatezza dello Stadio Comunale di Via Dietro la Vigna per la Serie D, raggiunta dalla compagine del presidente De Micco. L’edizione odierna de “Il Mattino” analizza nel complesso la situazione, non proprio felice, degli impanti sportivi napoletani. Ecco l’articolo riportato dalla redazione di Iamnaples.it:

“Da due anni è scaduta la convenzione tra il Coni nazionale e il Comune di Napoli per i 14 grandi impianti sportivi costruiti con i fondi della Legge 219/81 del post-terremoto. E la convenzione non sarà rinnovata. Inutile girarci attorno: i problemi aumenteranno dopo che il Coni informalmente ha reso noto che «non esistono più i presupposti giuridici per continuare il rapporto». In pratica la proroga già concessa non può essere infinita: il pericolo è così la chiusura degli impianti almeno fino a quando il Comune deciderà come assegnarli, con il rischio naturalmente di tempi biblici, bagarre politiche e vandali in azione. In più un altro rischio: l’ingiusto azzeramento della gestione delle strutture, che dura da fine anni ’90 e che fu affidata dal Coni di Napoli alle Federazioni nazionali, e quindi alle società sportive partenopee più medagliate. Un po’ di numeri. Ogni anno almeno ventimila famiglie frequentano gli impianti napoletani figli della Legge 219, nei quali si allenano e gareggiano a livello agonistico almeno 800 atleti per ogni singola struttura. Numeri giganteschi, che spiegano in pieno la gravità e la portata del problema. Attività sportive a rischio e il nuoto fa la parte del leone, mentre Paolo Trapanese, presidente del Comitato campano, è impegnato con le istituzioni per cercare una strada, una via d’uscita. Le piscine nate grazie alla legge 219 sono del resto ben sette: la vasca della Scuola Poerio (gestione Circolo Posillipo), quella di via Rocco di Torrepadula (Acquachiara), l’impianto del Paladennerlein (Sporting Napoli), la Bulgarelli (Rari Nantes), quella di via Proto Giurleo (Canottieri Napoli), la vasca di corso Secondigliano (Aquila Nuoto) e la Galante (Acqua Gis). Insomma un numero enorme di praticanti rischia la smobilitazione e con loro famiglie e tecnici. Un esempio su tutti, la struttura dello Sporting Napoli a Barra: «Abbiamo costruito la nostra vita su questi impianti – spiega il vicepresidente e tecnico Cristian Fusco, rappresentante della gloriosa Fusco family – abbiamo speso soldi, investito tempo e lavoro in una zona degradata e difficile, creato atleti e campioni. Non è quindi accettabile che con un nuovo bando di gara arrivi una società del Nord Italia al posto nostro, che magari non ha interesse per il nuoto agonistico e punti solo al business». L’allarme impianti investe naturalmente anche altri sport anche se con meno vetrina ma con numeri altrettanto importanti. Il caso della ginnastica è emblematico: «Se ci tolgono la palestra La Pegna – spiega Aldo Castaldo, presidente della Ginnastica Napoli 2000 che gestisce l’impianto di via Consalvo dal ’99 – per noi è finita. La ginnastica morirà o comunque scompariranno le manifestazioni di rilievo, visto che la nostra struttura è l’unica in Campania che può ospitare grandi eventi». Sarebbe la fine del più antico degli sport a Napoli, che affonda le radici a fine Ottocento. Non solo, il rischio black-out coinvolge anche arti marziali, pallavolo, atletica leggera, basket. Il caso del Palavesuvio di Ponticelli è sintomatico: la pista è gestita dalla Fidal, la palestra A dalla Nippon Club, la palestra B dal Gymnasium Basket, la palestra C dalla Federvolley. Ancora, il Paladennerlein di Repubbliche Marinare a Barra con il Centro Ester, al Palastadera c’è il Collana Basket. Una marea di giovani sportivi a rischio se ci sarà il ribaltone. Un tracollo annunciato che la nuova amministrazione comunale dovrà mettere tra le priorità assolute, per tentare di evitare.”

La Redazione
S.D. 

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