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Convegno al Polifunzionale di Soccavo, “lo sport e i giovani: competere è crescere”

Docenti, istituzioni e sportivi al confronto per inquadrare lo sport nella lotta alla devianza

Il Centro Polifunzionale di Soccavo a Napoli ha ospitato nella mattinata di oggi, sabato 26 maggio 2012, il convegno dal titolo:  “Esclusione sociale emarginazione e devianza giovanile: la via dello sport”. La cui conduzione è stata affidata a Tommaso Biccardi, Coordinatore della SRdS Campania. Non è mancata la risposta partecipativa da parte di docenti, allenatori e addetti ai lavori nel mondo dello sport, nonostante la concomitanza con il conferimento del Premio Bearzot a Walter Mazzarri presso il Castel dell’Ovo.

In rappresentanza delle istituzioni cittadine sono intervenuti Sergio D’Angelo, Assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli e il Dr. Alfonso Modugno, segretario C.O.N.I. della Campania, i quali hanno sottolineato il grande valore sociale del Comitato Olimpico Nazionale. In modo particolare il Dr. Modugno ha ricordato l’importanza del dialogo e della collaborazione con il Comune, la Regione, la scuola e gli insegnanti, mirante a progetti di alfabetizzazione motoria. Questi prevedono il reclutamento di insegnanti di educazione fisica privi di incarico annuale, da affiancare al maestro nella scuola elementare. Sulla stessa lunghezza d’onda l’Assessore D’Angelo “la competizione è per qualcosa e non contro qualcosa, in quanto lo sport è fatto di regole ma soprattutto di passione. Esso è motore terapeutico di agonismo piuttosto che di antagonismo, uno sport che spesso fa i conti con le realtà più difficili nel Sud, dove gli investimenti sono pochi. Purtroppo le istituzioni non hanno ancora consapevolezza piena della sua valenza sociale nonostante le tante realtà sportive esistenti”

Per l’associazione Vivi Basket Napoli ha preso la parola Roberto di Lorenzo, Direttore tecnico di un  Progetto nato come costola del Basket di Serie A, il cui scopo è creare una rete sul territorio e il cui modello è “… una pallacanestro integrata, in quanto mirante a integrare lo sviluppo delle capacità mentali, fisiche e tecniche dei giovani. E lo sport aiuta i ragazzi ad eccellere non solo nella disciplina sportiva, ma anche in quella scolastica, con ottimi risultati” E cita il caso di Aldo Zollo e Massimo Zollo, ex cestisti, oggi scienziati di tutto rispetto.

L’intervento del Gen. Domenico Trozzi, definitosi “un volontario puro e libero del servizio”  ha riguardato il progetto “Prossimità alle istituzioni”, operante in 4 città: Padova, Pescara, Palermo e Napoli; un progetto che incoraggia una vicinanza delle forze dell’ordine ai cittadini, cercando di comprenderne le esigenze e ricercandone la collaborazione.  Dopo un commosso ricordo a Vito Schifani e Ninni Cassarà, il Gen. Trozzi ha raccontato storie di bambini strappati alla strada e alla violenza  grazie allo sport, con uno in particolare che, con due scippi nel suo passato, ha iniziato a studiare, diplomandosi e finendo per arruolarsi nell’Arma. “Ricordo poi un bambino a Pescara, che si era rifiutato di giocare con i rom e che ha finito per fraternizzare con il figlio di un boss dei rom… Dobbiamo lavorare tanto, anche per vincere lo scetticismo, l’ostruzionismo e il razzismo che spesso incontriamo nei genitori e nei bambini stessi, ma se riusciamo a salvare un solo ragazzino ne sarà davvero valsa la pena. Una grande opera a Napoli, poi, è svolta da Gianni e Pino Maddaloni nel judo; sono opere che dovrebbero essere coadiuvate da altre attività, tramite il C.O.N.I., avviando gratuitamente i bambini alle attività sportive”

Giovanni Dalla Libera, ex cestista e Rodolfo Antonelli, ex rugbista, hanno portato la loro testimonianza di operatori nel carcere di Nisida, riservato ai ragazzi fino ai 20 anni d’età. “In una realtà difficile come quella ti scontri con esperienze molto forti, – ha detto l’ex della Partenope Basket – ma ho imparato a non giudicare, quanto piuttosto a creare un sogno, perché ho capito che nei ragazzi c’è voglia di apprendere, di credere in qualcosa e soprattutto c’è voglia di quel senso di libertà che, con lo sport, si oppone al senso di oppressione tipico del carcere” L’ex della Amatori Napoli ha, invece, menzionato un episodio emblematico: “Dopo un anno di lavoro è stato proprio il ragazzo più refrattario alle regole del carcere a fermarmi per chiedermi un regolamento… ”

Lo sport come “inclusione sociale” è stato il fulcro dell’intervento della Dott.ssa Caterina Gozzoli, docente di psicologia del conflitto presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano che valorizza lo sport in quanto  “rito e ritualità da recuperare in una società frammentaria come la nostra, onde poterci orientare nella realtà, aiutandoci a semplificarla” Sullo stesso tema Tonia Bonacci, Psicoterapeuta SIPI che ha specificato come l’inclusione possa diventare integrazione:  “Integrare significa creare un contesto relazionale, ad esempio all’interno di una squadra. Bisogna far colloquiare le varie identità, rinunciando ad un pezzettino della propria identità individuale in favore di quella collettiva”

“Lo sport, però,  è anche poter immaginare regole nuove – ha completato Arnaldo Rossi, Project manager della Fondazione Laureus – per poter immaginare una società diversa. Educatori sportivi, dirigenti e operatori sociali devono riconoscersi e operare insieme per poterlo realizzare. Ecco, questa può essere una bella scommessa”

 

Dalla nostra inviata Maria Villani

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