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Contro l’undici di Pioli il Napoli cerca la nona vittoria esterna, per eguagliare l’anno 2011

A Bologna per sfatare il tabù Pioli e riscattare le sconfitte passate

All’assalto del record che più sta a cuore di Walter Mazzarri: quello delle vittorie in trasferta. Vincendo a Bologna può eguagliare quello del 2011. E poi resta ancora un’altra gara, in casa della Roma, per superarlo. Per il tecnico, fare bottino pieno lontano dal San Paolo rappresenta il segnale di crescita più importante, la testimonianza che la squadra ha acquisito una mentalità da grande e che riesce ad imporsi fuori casa con personalità e carattere. Un lavoro iniziato tre anni fa e portato avanti attraverso iniezioni di autostima continue nello spogliatoio, convincimenti della propria forza nella testa dei calciatori, l’applicazione delle stesse idee di gioco messe in atto al San Paolo. Un lavoro più psicologico che tecnico. E che ha dato i suoi frutti nel tempo. Progressivamente. 

OTTO COLPI MESSI A SEGNO – Il Napoli finora ha ottenuto già otto vittorie fuori casa su diciassette gare giocate. Segno di autorevolezza e convinzione dei propri mezzi. Otto colpacci, di cui i primi sei ottenuti nella prima parte del campionato, gli altri due, invece, di recente, quando la squadra dopo il capitombolo con il Chievo Verona ha deciso di innescare le marce alte. Ed a Torino, sponda granata, ed a Pescara, il Napoli, centrando il bottino pieno, ha scoraggiato sia il Milan che la Fiorentina nel loro tentativo di aggancio. Ad otto vittorie sono arrivate anche la Roma e l’Inter ma con una gara in più giocata lontano da casa e con un maggior numero di sconfitte. 
LA STERZATA – Mazzarri cominciò a lavorare sulla testa dei calciatori appena mise piede a Castelvolturno. Si era accorto che con Donadoni, il Napoli aveva subito cocenti sconfitte in trasferta. Quattro su quattro: a Palermo, a Marassi con il Genova, a San Siro con l’Inter ed all’Olimpico con la Roma. Ma anche l’anno prima, il Napoli fuori casa non brillava in quanto a coraggio e capacità di osare. Così Mazzarri, cominciò a spiegare che per diventare grandi occorreva giocare alla stessa maniera in casa e fuori; che il Napoli non poteva lasciarsi intimorire, tantomeno farsi aggredire dagli avversari lontano dal San Paolo; che nella fase di possesso palla, dovevano accompagnare l’azione i due esterni di centrocampo, nonchè uno dei centrali. Insomma portare almeno quattro (se non cinque) uomini al limite dell’altra area di rigore. E così dopo aver acciuffato per i capelli la prima vittoria sulla panchina del Napoli a Fuorigrotta (proprio contro il Bologna), il Napoli andò a vincere in casa della Fiorentina (prima vittoria esterna dopo un anno di digiuno), poi riuscì a stupire tutti battendo la Juventus sul proprio campo; ed ancora: i colpi in casa dell’Atalanta, del Livorno. Ma era solo l’inizio di quello a cui mirava Mazzarri. 

LA CONFERMA – Nell’anno successivo, il Napoli cominciò ad osare sempre di più. E si convinse che fuori casa sarebbe stato possibile vincere ovunque, giocando con quella determinazione e quel cinismo. Nel campionato del ritorno in Champions, gli azzurri vinsero in casa della Sampdoria, del Cesena, del Brescia, del Cagliari, del Genoa, del Bari, della Roma, del Parma e del Bologna. Nove vittorie esterne, quante potrebbe ottenerne se dovesse sbancare stasera al Dall’Ara.  In questo campionato, il Napoli dopo una buona partenza, è venuto meno proprio fuori casa in alcuni frangenti. Non è stato costante come la Juventus e così si piega la differenza di punti in classifica. Ha accusato qualche battuta a vuoto perdendo gare che erano alla sua portata (in casa dell’Atalanta e del Chievo Verona) oppure pareggiandone altre che avrebbe potuto tranquillamente vincere (a Catania con l’uomo in più, a Firenze, a Udine, a Milano, sponda rossonera). Ma stasera a Bologna, la squadra vuole fare il colpaccio anche per una rivincita nei confronti dei felsinei, vittoriosi sia in campionato che in Coppa Italia. 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

 

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