E «meno male» che non ci sono più le coppe, gli aerei da prendere al mercoledì e i rientri nella notte tra il giovedì e il venerdì: e «per fortuna» che sarà possibile affidarsi alla settimana-tipo, quella che una volta veniva scandita da una serie di allenamenti standard, il martedì lavoro atletico e il mercoledì la «doppia» , il giovedì la partitina e il venerdì la tattica, la vigilia con le palle inattive e la simulazioni. E ora che almeno una serie di fatiche suppletive sono state eliminate dal Viktoria Plzen, che non viene stravolto il piano di lavoro, che persino la pura legge del turn-over è scivolata via nel sottoscala, magari sarà più semplice leggere «dentro» al Napoli, studiarlo, capirlo e poi, se sarà il caso, cambiarlo.
IL CAPITANO – Si ricomincia da Paolo Cannavaro, of course: senza (assolutamente) lasciar cadere sulle spalle di Rolando responsabilità che non gli appartengono. Però, là dietro, la figura autorevole, il leader carismatico, il regista d’un reparto che si aiuta non solo sulla fisicità, sulla padronanza dei meccanismi ma anche sui lanci lunghi a scavalcare la mediana per andare a cambiare il gioco sugli esterni, aiuta: e quindi, senza ombra di dubbio, l’innesto è meccanico, scontato e inevitabile.
CHE DOLOR! – Il resto lo farà il medico o, prima ancora, Miguel Angel Britos, che lunedì scorso è stato operato alla mandibola, che a Verona non c’era e che, come succede in casi del genere, s’è fatto rimpiangere non appena è rientrato nell’elenco degli assenti, che in genere hanno ragione. Britos per il centro-sinistra ha una vocazione conquistata nel tempo, ormai ha conoscenza dei movimenti, ha naturalmente la predisposizione a giocare con il mancino, garantisce centimetri in area sui palloni inattivi ed un pizzico di «cattiveria» agonistica utile nei propri sedici metri. Il dubbio rimane palpabile e sarà inevitabile decidere con cautela.
UOMINI STANCHI – Ma la cinque giorni (lavorativa) che trascinerà sino all’Atalanta servirà per monitorare che in queste ultime sfide è apparso stanco e dunque per valutarne le condizioni: a destra s’è (quasi) fermato Maggio, ritrovatosi con il serbatoio semivuoto e le gambe trascinate soprattutto dall’orgoglio; la spia luminosa s’è accesa anche a sinistra, con Zuniga «provato» e con un Armero che sino a questo momento ha avuto meno di quanto potesse aspirare. Ma saranno giorni da utilizzare per riflettere ovunque e su chiunque, sulle pause di Inler, sulla possibilità di lasciare la regia a Dzemaili, sulla fatica che ha tolto brillantezza ad un Napoli abituato a sfrecciare su una fascia e sull’altra a velocità terrificante e che invece s’è ritrovato sul viale che conduce al traguardo finale con il fiatone. Ma ora non c’è neanche l’Europa League…
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