E adesso, fuori i secondi, con la loro voglia di rimettere in gioco le gerarchie e il desiderio di mostrarsi all’altezza dei titolari; con la fame di calcio che li travolge e la vetrina di un’Europa League che non può essere tradita; con il desiderio di farcela a restare a galla, magari ad andare avanti, per regalarsi altre serate d’onore. E ora, si rimescola il Napoli, valutato il bollettino medico e le condizioni dei singoli, constatate le esigenze tattiche, considerato anche l’avversario: però, si cambia, ovunque, in un ribaltone annunciato da un bel po’ e compreso nel progetto, che prevede il Napoli-1 destinato al campionato e il Napoli-2 da spedire in giro per il Vecchio Continente a guadagnarsi la gloria e magari a mettere in imbarazzo Mazzarri per le scelte future.
DIFESA – Il primo quesito è là dietro, dove sono venuti meno i due mancini naturali e dove ora bisognerà adattare qualcuno: in passato, è toccato spesso a Grava disimpegnarsi in quella zona del campo; ma il giocatore più longevo in organico, che ieri era in panchina, non figura nella lista Uefa e dunque non è utilizzabile. E allora, se Mazzarri non vorrà spremere Campagnaro, che ha dimostrato di sapersi gestire ovunque, il turn-over finirà per premiare il giovane Uvini, che deve recuperare una condizione accettabile: magari va a finire che giovedì sera cominci ad intravedere (da vicino) l’erba del san Paolo, ma un posto nell’elenco da consegnare agli arbitri gli tocca. In porta, più Rosati che De Sanctis; sul centro-destra, s’è già sistemato Gamberini, che garantisce la dose massiccia di esperienza di cui ha bisogno una squadra (completamente) rifatta; e in mezzo, ruolo a lui congeniale, spazio a Federico Fernandez, che deve ribadire in azzurro le sue qualità, abbondantemente rivelate in Patria e persino nelle sfide con la sua Nazionale.
CENTROCAMPO – Chi non ha bisogno di imparare alcunché è Giandomenico Mesto, che degli schemi di Mazzarri sa tutto sin dagli anni di Reggio Calabria e che nei primi allenamenti ha dimostrato di non aver dimenticato: l’esterno arrivato dal Genoa ha gamba a sufficienza ed anche una conoscenza approfondita dello spartito, può far rifiatare Maggio, così come Dossena farà con Zuniga, sulla corsia di sinistra. In mezzo, tra Behrami e Donadel è stabilita la mediana, che ha tempi di interdizione nello svizzero e quelli della costruzione nel calciatore più sfortunato capitato a Napoli negli ultimi tempi. In caso di perplessità sulla tenuta di Donadel, Mazzarri potrebbe chiedere ad Inler un po’ di straordinari, sapendo di ottenere risposta positiva ed entusiastica. Ma l’evoluzione tattica passa attraverso valutazioni più ampie, che meriteranno le riflessione d’un tecnico già proiettato in Europa League.
ATTACCO – Qui la questione viene posta dal modulo: in una formazione totalmente rivoluzionata, l’istinto di un allenatore può spingere a sistemarsi a cinque a centrocampo, per non lasciare troppi uomini al di là della linea del pallone e dunque per non esporsi in maniera. E allora, invece di 3-4-1-2, potrebbe scapparci un 3-5-1-1- o un 3-5-2. Per non dare i numeri, meglio scivolare sui nomi: El Kaddouri ha qualche chanches, eccome, magari sistemandosi da mezzala; meno probabile che venga lanciato a danzare tra le linee, modello-Hamsik. E poi, sarà tutta da verificare la disposizione degli attaccanti: l’ipotesi più accreditata, sostenuta dalle sedute del passato, lascia propendere Insigne e Vargas in verticale, con il cileno a fungere da prima punta alla «Pato»; altrimenti, seconda opzione, l’uno e l’altro affiancati. Sembrano dettagli. Sembrano…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.