Cuore, grinta e tanta, tanta qualità. Un Napoli bellissimo, forse il più bello visto all’opera in campionato, trascinato dal solito Lavezi (quarto gol in tre partite) si rilancia definitivamente in campionato. Affonda l’Inter, più di quanto non dica il risultato finale che non fotografa il divario che si è visto sul campo. Le prossime ore di Ranieri saranno difficili perché la sua squadra è in coma profondo: cinque sconfitte di fila, sette nelle ultime otto partite. Ieri sera i nerazzurri sono riusciti a trovare una sola volta lo specchio della porta allungando a 471 minuti la propria astinenza dal gol. Nettamente diversi i numeri del Napoli, al quarto successo consecutivo considerando anche quello contro il Chelsea. La squadra di Mazzarri ha lasciato agli avversari meno delle briciole e ha saputo stringere i denti negli ultimi tredici minuti quando si è ritrovata in inferiorità numerica per l’espulsione di Aronica. Ranieri ha provato a rimescolare le carte: è partito con un modulo, l’ha cambiato all’inizio del secondo tempo ma in tutte le versioni la sua squadra, al cospetto della grande qualità, della determinazione, della perfezione geometrica del Napoli, è apparsa povera, vecchia, senza senso e senza motivazioni.
MONOLOGO – L’Inter calata a Napoli è una squadra impaurita. D’altro canto, i risultati non confortano certo l’entusiasmo e l’ottimismo. Anche perché Ranieri sapeva bene che avrebbe trovato, dall’altra parte, una squadra che ha ritrovato la condizione fisica e insieme alla condizione fisica le vecchie geometrie, geometrie che si basano soprattutto sulla velocità degli esterni. Per limitare i danni il tecnico romano si è affidato ai senatori e al duo difensivo più granitico e collaudato, Lucio-Samuel. Ha consegnato l’iniziativa nelle mani del Napoli, limitando le sortite offensive ai contropiede (non molti) concessi dagli avversari e attaccato con il minor numero possibile di uomini proprio per presidiare meglio la propria metà campo. In queste condizioni la gara non poteva che assumere le caratteristiche di un monologo napoletano con Lavezzi che con i suoi scatti mandava fuori giri il giovane Faraoni piazzato a destra al posto di Maicon con Nagatomo dall’altra parte. Per venticinque minuti i nerazzurri non sono praticamente usciti dalla propria metà campo, difendendosi con le unghie e con i denti, spedendo ben sei volte in angolo la palla, obbligando Nagatomo a beccarsi un «giallo» per impedire a Maggio di entrare in area, affidandosi alle sapienti mani di Julio Cesar che si opponeva brillantemente a un bolide dal limite di Dzemaili e anche allo «stellone» nel momento in cui Cavani trovava la deviazione di testa abbastanza comoda ma spedendola di poco a lato. Da un lato, insomma, una squadra, il Napoli, che la vittoria la cercava con grande determinazione, con un pressing asfissiante e cambi di gioco che consentivano soprattutto a Maggio di diventare una vera e propria spina nel fianco sulla destra; dall’altra un’Inter prudentissima, che faceva densità in mezzo al campo per chiudere spazi.
CAMBIO – Ma se centralmente l’Inter riusciva a tenere, sulle corsie finiva per essere costantemente in sofferenza perché Faraoni e Nagatomo si trovavano a fronteggiare Zuniga e Lavezzi e Maggio e Dzemaili. Una situazione che induceva Ranieri a cambiare in corsa copione e interpreti. Sneijder e Forlan, abbandonati al loro destino, facevano spazio a Pazzini e Cordoba così da consentire alla squadra nerazzurra di passare a un vero e proprio 3-5-2 per «specchiarsi» nel Napoli di Mazzarri e lasciare meno palloni giocabili e meno metri di campo sulle fasce. Ma la coperta nel calcio è sempre corta e così il gol che il Napoli costruisce solitamente sull’esterno, al 14′ della ripresa lo trovato centralmente (palla persa da Milito, recuperata da Dzemaili che in percussione superava Lucio, evitava il ritorno di Stankovic, serviva Lavezzi che a giro superava Julio Cesar piazzando il pallone sul palo lungo). Bisogna dire che nessun segno di vita è riuscito a fornire l’Inter perché anche con il nuovo assetto ha continuato a soffrire l’offensiva del Napoli. I ragazzi di Mazzarri avrebbero per mole di gioco meritato il raddoppio invece al 35′ Poli ha fatto l’unica cosa buona gettandosi su un pallone perduto dagli avversari, costringendo Aronica a due passi dal limite a un fallo da espulsione. E quelli sono stati gli unici dieci minuti (anzi tredici) in cui il Napoli ha tremato, in particolare su una conclusione di testa a botta sicura di Pazzini. Ma non sarebbe stato giusto il pari anche perché l’Inter in nessun modo è riuscita a far sentire la sua superiorità numerica mentre il Napoli ha continuato a far sentire la sua superiorità tecnico-tattica.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.