La felicità è un lustro attraversato a cresta alta e a talento in fuori e in quei cinque anni già scolpiti per la storia, mentre intorno s’apre qualche piccolissima crepa, c’è un piccolo principe che avanza solennemente. Si scrive Hamsik, si legge per duecento volte e tutte d’un fiato, decollando da Napoli-Cesena 4-0 (tanto per gradire, subito un gol), 15 agosto 2007 e poi atterrando in Napoli-Chievo, il traguardo inaspettato ed imprevedibile da tagliare con quel carico sontuoso di cinquantacinque reti e l’autorevolezza d’una stella tra le stelle. La meglio gioventù di questo calcio universale è nella genialità imprevedibile d’un uomo cresciuto assai in fretta, molto prima degli altri, e divenuto Grande d’incanto, sino a sembrare un po’ Gerrard e un po’ Lampard, sino ad esser se stesso, dunque un modello da imitare.
CHE BOMBER! – Il fanciullo con gli occhialini e lo sguardo mai impaurito che approda a Castelvolturno nell’estate del 2007 è in realtà un fenomeno paranormale capace di stupire con effetti speciali e quei cinque milioni e mezzi spesi per strapparlo al Brescia, dopo il dietro-front dell’Inter, sono «santi e benedetti», un investimento per il futuro che ha l’espressione sveglia di Marek Hamsik, la sua intraprendenza, una maturità chiaramente sviluppata rispetto ai pari età che ne fanno un leader silenzioso. Il Napoli ante-Cavani è innanzitutto nelle corde d’uno slovacco implacabile, capace di trasformarsi in goleador e sino a diventare il capocannoniere, battendo Lavezzi e Zalayeta e qualsiasi altro attaccante dell’organico.
CHE PARAGONI – Ma chi è Marek Hamsik, che prim’ancora di ritrovarsi nell’elite ha già accostamenti così impegnativi? Il predestinato, un talento in erba sbocciato a Brescia, è mediano o anche mezzala, è regista (in Nazionale) o incursore, è gregario & capitano, è la sintesi perfetta del centrocampista moderno, nel quale s’intravede persino Pavel Nedved, prima che Reja ne ritagliasse un identikit in chiave anglosassone, rivedendo in lui quel tanto di Gerrard, quel tanto di Lampard.
CHE VOGLIE – Duecento presenze con il Chievo e ora, riosservando il film dell’Hamsik napoletano, rimasterizzando il blog di ciò che ha confessato sin dall’avvento, si scopre che il fiuto è ovunque, non solo nei sedici metri, non solo nell’epicentro del gioco: «Io voglio ascoltare la musica della Champions e voglio gustare quest’atmosfera con la maglia del Napoli addosso» . Detto e fatto, con tanto di gol al Villarreal al san Paolo ed anche al «Madrigal», il timbro per continuare a vivere il proprio sogno lasciandosi cullare dalla colonna sonora più gradita.
RINNOVO – Hamsik vuol dire Napoli, cioè un rapporto ormai di fedeltà assoluta fondata sulla fiducia e sulla simpatia e sulla stima manifestatagli pubblicamente da Aurelio De Laurentiis ( «non è solo un gran calciatore ma anche un ragazzo perbene, educato» ) sfociato nel rinnovo del contratto che sta per essere depositato e sul quale ormai manca soltanto la firma, un dettaglio tecnico per sancire un’intesa.
TRA LE STAR – Ventiquattro anni e mezzo e già centonovantanove partite con la maglia del Napoli, che domani sera saranno duecento contro il Chievo, l’avversaria indigesta con la quale un anno fa furono due sconfitte, l’antagonista cui Hamsik si potrebbe presentare al solito tra le linee, o magari da centrocampista o, infine, da staffettista part-time per Pandev, infilandosi nel match dalla panchina, dopo aver rifiatato un pochino. Duecento partite assieme, magari, potrebbero chiedere un pizzico di riposo: prima del Chelsea, della Champions, di una notte da Marekiaro….
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.