I «fratini» a volte mentono: ma quella casacchina arancio, che illumina il «Doosan Arena», è un indizio troppo ghiotto per lasciarlo cadere nel vuoto d’un allenamento. La vigilia ha un senso, eccome se ce l’ha, e mentre intorno la rivoluzione è appena appena accennata, là davanti il dubbio che macera resiste ad oltranza e disegna la filosofia: Cavani o Insigne? Il Napoli è ancor tutto da fare, ma intanto ci sono le tracce, la volontà di provarci, la tentazione di non lasciarsi dietro l’Europa senza averci almeno provato con tutte le proprie forze, aggrappandosi persino al «codino» del matador che dondola lieve nella nebbia o a quello scugnizzo per dar vita ad un «tridente» insospettabile.
DIFESA – A tre o a quattro, diviene quasi un dettaglio: ma le abitudini inducono ad insistere su un copione mandato a memoria e poi, semmai, nella fase di scivolamento, che ci pensi Zuniga, ma sul serio, non come la settimana scorsa, riempita di scarabocchi e di amnesie. Dinnanzi a De Sanctis, si cambia ma sino ad un certo punto: perché poi, avendo ben presente che dopo novantasei ore, ci sarà l’Udinese, fuori Campagnaro e dentro Gamberini, fuori Cannavaro e spazio ad un Rolando più tonico e dentro a sinistra l’unico mancino naturale rimasto a disposizione, Britos.
CENTROCAMPO – La rimonta ha bisogno di certezze, soprattutto tattiche, e rimescolare il Napoli in eccesso saprebbe di resa anticipata: a destra, Maggio – che ha riposato domenica scorsa – può verificare la portata della gamba, la naturalezza della corsa e la facilità nei movimenti d’una mano che ora va assai meglio e che convive con il tutore senza problemi. A sinistra, non c’è colombiano che non sia Zuniga (essendo Armero fuori dalla lista) ed in mezzo, attenzione, l’idea dell’ultima ora punta sul tandem titolare, su Behrami e Inler per cominciare e poi magari da avvicendare, se dovesse andar male. Ma sono soluzioni fragili, ghiaccio esposto al sole: perché poi stamattina chi lo sa cosa succederà, se cambierà qualcosa ancora, se spunterà qualche variazione sul tema.
ATTACCO – Il turn over è inevitabile e gli insegnamenti dell’ultimo turno d’Europa League (tutte sconfitte le italiane, tranne il Napoli che ha perso due punti in casa) spingono a riflettere: non c’è Hamsik, Dzemaili va tenuto per creare l’alternanza in mezzo al campo, ed allora ecco l’idea. Davanti, c’è quel catarifrangente che illumina: Cavani o Insigne? Calaiò è lì che aspetta assieme a Pandev un partner e Insigne sembra avere qualche chanche in più di El Kaddouri. Nasce l’ipotesi tridente: le proiezioni dicono 60%. Pure nel calcio succede di misurarsi con gli exit poll. E poi stavolta non c’è alternativa: è dentro o fuori, val la pena di vedere se c’è un margine per ribaltare il sondaggio di quello 0-3 del San Paolo.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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