Questa personalità ha riflettuto a lungo se preferire il cinema o portare la famiglia a mangiare fuori, non sentendosi pronta a un’altra serata di sofferenza. Al suo fianco, mascella in fuori e occhio luccicante, l’ottimista. Saldo e consapevole del fatto che la differenza a questi livelli la fanno le motivazioni, e se non trovi le motivazioni in una partita del genere, quando le troverai mai? E poi, una cosa è il Napoli con Higuain, Hamsik, Jorginho e una è senza. Alla fine dell’incontro, sfatto e distrutto dalla tensione sul divano, coi soprammobili per aria come travolti da uno tsunami, il tifoso si chiede quale delle due personalità avesse le più valide ragioni. Perché i tre palloni il Napoli li ha poi presi, due dei quali sinistramente simili ai gol di Denis, in particolare l’ultimo, quello strategicamente più penalizzante perché consentirà ai giallorossi di poter giocare al San Paolo per due risultati su tre; ma è anche vero che ben altra partita ha giocato la squadra, schiacciando gli avversari per lunghi tratti nella propria area, segnando due volte a Roma (cosa che si è verificata assai raramente in questa stagione), imponendo una buona personalità e soprattutto restando ampiamente in corsa per una qualificazione alla finale che domenica sera sembrava un miraggio. Le squadre, si sa, sono fatte di uomini. E se gli uomini in campo propongono il proprio carattere, i risultati si vedono. Ritrovare Valon Behrami a calpestare l’erba e mordere le caviglie avversarie fa bene al cuore, e anche Insigne e Maggio, molli e invisibili nelle ultime prestazioni, sono apparsi grintosi e pieni di voglia. Mertens ha rivoltato la partita, Ghoulam è sembrato un deciso salto di qualità rispetto all’annebbiato Reveillere che ha sulla coscienza il primo gol del fulmine Gervinho. Perfino Fernandez, inguardabile a Bergamo, non è stato disprezzabile. Tanta roba, in questo periodo. La nota migliore è però venuta dalla panchina. Benitez, sul due a due, ha schierato un centrocampo a tre mettendo fuori Higuain. E’ vero, il gol poi l’abbiamo preso e la partita è stata perduta, ma è notevole lo sforzo di difendere il risultato da parte del sin qui integralista tecnico spagnolo. Risultato, diciamo la verità, ottimo. Moltissimi di noi avrebbero tranquillamente firmato per questo esito prima dell’inizio; e poteva andare addirittura meglio. Questo è un messaggio per tutti: il Napoli c’è, e quando fa il Napoli se la gioca dovunque, anche in un momento di condizione opaca come il presente. E il tifoso, quando vede la propria squadra lottare con le unghie e coi denti, non mollare mai, gettare il cuore in avanti e correre a riprenderselo, non può che essere felice, che si vinca o che si perda. Il tifoso in campo vuole semplicemente undici tifosi, e vuole che siano tifosi tutti quelli che sono in panchina, allenatore incluso. Gli basta questo. E alla fine, a prescindere dal risultato, sarà in piedi ad applaudire; sorridendo, perché già pensa al fatto che sabato sera e mercoledì prossimo al San Paolo c’è una squadra azzurra da portare fino alla vittoria sull’onda di un urlo. Perché adesso tocca proprio al tifoso, andare a vincere.
Fonte: Il Mattino
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