Quattro stelle, lusso, trilingue: welcome to the hotel Napoli. E allora, tutti insieme: Marek Hamsik, Goran Pandev, Ezequiel Lavezzi, Edinson Cavani. I quattro tenori. Il poker d’assi. Le quattro stelle di una squadra che, nel momento cruciale del campionato, e in piena emergenza, si aggrappa con forza all’estro, al genio e alla sregolatezza dei quattro interpreti più celebrati. Che mix, tutti in campo: ha deciso così, Walter Mazzarri, per una notte decisiva come poche. Lazio lassù, Napoli a tre punti che insegue. La Champions passa dall’Olimpico, benedetta dal volo elegante dell’aquila Olimpia: tocca a quei quattro fare in modo che il Napoli voli rapace ancora più in alto.
LA CHIAVE – E allora, sembra proprio che il momento sia arrivato. Sembra che il modulo cambi davvero, in maniera più o meno radicale, e che davanti si parli spagnolo e poi macedone. E a centrocampo, tra due svizzeri spunta l’uomo dell’Est dalla cresta di gallo cedrone: Hamsik modello Nazionale. Hamsik che, secondo le parole testuali del suo allenatore, può fare tutti i ruoli tranne il difensore. Non gli toccherà, certo che no, però una delle chiavi della giornata sarà proprio la posizione e l’interpretazione dello slovacco e dei suoi colleghi di reparto: Dzemaili dovrà correre per tre; Inler dovrà dettare tempi, aggredire e schermare la difesa; Marek sarà la chiave, con la sua sagacia tattica e i suoi inserimenti. Magari qualcuno in meno, magari no: anche perché Campagnaro e Aronica, a turno, avranno anche la licenza di staccarsi.
LA VENDETTA – Quattro uomini, dicevamo. Quattro stelle e quattro storie. Da copertina quella di Pandev, che questa partita voleva giocarla proprio così, sin da quando è arrivato a Napoli: perché dopo cinque stagioni e 64 gol con la maglia della Lazio (è il quarto marcatore di sempre insieme con Garlaschelli), con una Coppa Italia in bacheca strappata guarda un po’ alla Samp di Mazzarri, nel 2009 ha cominciato e poi vinto una battaglia legale con Lotito, ottenendo dinanzi al Collegio arbitrale lo svincolo per mobbing e un indennizzo. A quella maglia e a quei tifosi sarà sempre legato, certo, però vuoi mettere l’adrenalina? Goran il terribile, genio raffinato e sregolato, è pronto e in forma smagliante. Ed è anche affamato.
IL LEADER – Con Pandev, dicevamo, Cavani e Lavezzi. Detto il Pocho o anche il leader: «Sa di non aver giocato da Lavezzi a Torino e ha una voglia matta di reagire: ora è un vero leader» . Parole di Mazzarri. Tecnico e motivatore. Ideatore di questo tridente d’ispirazione sudamericana e slava: toccherà al macedone e all’argentino inventare e spaccare la partita; sarà compito specifico del Matador, invece, spaccare la porta di Marchetti. Pronti, si parte: novità, non assoluta sia chiaro, ma comunque novità considerando l’altalena di uomini e tenori attuata per forza di cose fino a quando le coppe e il campionato sono andati a braccetto.
LA DIFESA – Centrocampo e attacco, d’accordo, e poi difesa: a quattro, provata anche ieri nel corso della rifinitura andata in scena prima della partenza in pullman verso Roma. Uomini e nomi: Campagnaro, Cannavaro, Britos e Aronica. Così, tutti d’un fiato.
EFFETTO SORPRESA – Come senza pause dovrà essere la partita con la Lazio dell’amico, caro amico Edy. Che non è Cavani ma è Reja. Ed è un avversario temibile, bravo, agganciato. «Non svelo nulla, non la do la formazione: Reja di qui sa già tutto e non gli do altri vantaggi» . Parola di Mazzarri. E allora, Napoli con il 4-3-3 a meno di clamorosi bluff: perché nel calcio, e nella lunga e blindata vigilia di Lazio-Napoli, va messo in conto anche l’effetto-sorpresa. Non resta che attendere. Non resta che giocare e spalancare le porte dell’hotel azzurro. Lusso, quattro stelle.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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