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Contro il Torino ritornano i tre tenori azzurri

Il ritorno di Cavani è confortante per Mazzarri e per la tifoseria

L’oro di Napoli è in quel trilogy abbagliante, un fascio di luce che scalda da sé: e mentre il pallone sta per cominciare e rotolare, con un dentro un bel carico di pathos, la scia luminosa va seguita, per farsi guidare. L’aritmetica è oramai un’opinione diffusa tra Cavani, Hamsik e Pandev, i tenori a cui s’è percettibilmente legata una squadra improvvisamente scopertasi sull’orlo d’una «crisetta» di risultati: è la somma che fa la differenza e in quella produzione industriale di gol, nella ferocia da «cannibali» mostrata in casa e in trasferta, c’è la sintesi d’una dipendenza inevitabile da quei fenomeni paranormali che cento ne fanno e altrettanto ne pensano.

MATAD’OR – E stavolta no, impossibile «disertare»: e quando Napoli-Torino sta per cominciare, rispunta (ovviamente) el matador, l’uomo dei sogni rimasto in infermeria con il Chievo e a Bergamo, Sua Maestà il bomber che viaggia su vette irraggiungibili, sessantasei nelle prime due stagioni e otto (di cui sei campionato) in quella in corso.  Il Napoli è di Cavani, del suo atletismo, della straripante fisicità, dell’eleganza nella corsa, del modernismo nell’interpretazione del ruolo e dell’istinto da centravanti vecchia maniera: la sintesi perfetta per essere inserito, e di dritto, tra le stelle da continuare a guardare con ammirazione.

MAREK E’ CHIARO – Ma è pure il Napoli di Hamsik, della sua autorevolezza, della singolarità nell’ondeggiare tra le linee, senza offrire punti di riferimento e provvedendo (eventualmente) persino da solo a cercare la zona d’intervento immediato per provare a far male, inserendosi a modo suo: gol al Chievo, ma anche all’Udinese e al Palermo, con il contributo non certo secondario nell’autorete di Borja Valero, utile per sbarazzarsi della Fiorentina.
VOGLIA DI GORAN – Ma c’è poi pure il Napoli che aspetta Pandev, finito d’incanto in un tunnel dopo una partenza smagliante, gol e assist a Pechino, gol ed assist e rigore procurato (perché ci sono domeniche in cui non bisogna farsi mancare nulla) con il Parma, gol pure all’Udinese, prima di ritrovarsi a secco, svuotato, senza energie e comunque senza il riferimento di Cavani, con il peso (inevitabile) dello stress d’attesa che viene riservato ad un top player e con quella rabbia che implode e finisce per diventare pregiudizievole.
CHE SHOW – E dunque, in sintesi, senza girarci troppo intorno, incollando le tesserine che poi alla fine compongono il mosaico, è chiaramente il Napoli di Cavani, di Hamsik e di Pandev, innanzitutto, di quei tre terribili monelli del gol capaci di segnare dodici reti sin qui sulle quindici complessivamente realizzate, un’incidenza pari all’80% sul fatturato offensivo, una costante pericolosità, una capacità di risolverla da soli nei momenti più complessi (come a Genova, percussione di Hamsik, fallo di Gastaldello, el matador dal dischetto), una sintonia nello stretto ch’è musica per una squadra felice d’essere trascinato da loro di Napoli. Pardon, l’oro di Napoli.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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