Il trucco c’è e si (intra)vede: perché in quel turn over annunciato, per far respirare il Napoli, non si notano (stavolta) tracce di rivoluzione a tutto campo. Si cambia, vero, però c’è anche un’ossatura, lo «scheletro» dei titolarissimi, una affidabilità garantita non solo anagraficamente ma pure tatticamente attraverso chi ha familiarità con il sistema di gioco.
Eindhoven vale (forse) un pezzettino di qualificazione e Mazzarri va a giocarsela attraverso una rotazione che ha una sua logica e che privilegia l’equilibrio: Rosati in porta e su questo non ci sono dubbi; in difesa, Cannavaro dovrebbe muoversi sul centro-destra, Fernandez stare in mezzo e Aronica invece riconsegnato al ruolo di titolare di centrosinistra. E però, tra Cannavaro e Aronica, ci sono circa quattrocento partite complessive da titolari. Il simil-ribaltone va in scena a metà campo: a destra giocherà Mesto e i due mediani deputati ad interdire e a ripartire saranno Donadel e Dzemaili, con Dossena a sinistra: pure qua c’è l’artificio, avendo avuto il mancino di sinistra un ruolo centrale nello sviluppo del Napoli ed essendo lo svizzero gerarchicamente quasi alla pari con Inler e Behrami. El Kaddouri dovrà dimostrare da trequartista o da interno di aver imparato i movimenti e le giocate che nel debutto al San Paolo, contro l’Aik, gli sono sfuggite un po’ per desuetudine e un po’ anche per comprensibile emozione.
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