Fuori i secondi, ma con giudizio: un ritocco di qua, uno di là e avanti tutta, a cercar la Champions, in un finale incandescente degno d’un giallo o di un logaritmo, con la matematica che dispensa varie opinioni, sistema le classifiche generali al fianco di quelle avulse ed è pronto a sconfessare un secondo dopo la teoria dell’istante precedente. Fuori i secondi e prima che suoni il gong, cogliendo tra
Napoli turn-over dopo la sfida con la Roma Il Pocho non è ancora al top, resta in panchinale pieghe d’una notte paradossale gli affanni, gli impacci, le umanissime debolezze evidenziate da un tour de force che ora impone il turn-over in piccole dosi: perché a duecentosettanta minuti dal rintocco della sirena, val la pena di rimettere in ordine i tabulati, dare un’occhiata al minutaggio, non tralasciare neppure i minuscoli dettagli ed evitare il cumulo di rimpianti.
I TRE TENORI – Fuori il pocho, quello dell’Olimpico, il cugino distratto della simpatica canaglia che mette in fila gli avversari come birilli, la copia sbiadita d’un Lavezzi che ha bisogno ancora di recuperare energie e condizione per esser concretamente d’aiuto al Napoli e anche a se stesso e non scarabocchiare sul proprio, immenso talento. Roma-Napoli è impietosa nello sviluppo della sceneggiatura e pure nella descrizione dello stato di salute dei singoli: il Lavezzi che non t’aspetti, nei ventuno minuti complessivi, mostra i segni della precarietà determinata dall’infortunio, dalle due settimane di stop che ne hanno minato la brillantezza e limitato la possibilità d’allenarsi, lasciandogli una sola seduta autentica. Il ritorno all’antico – per tentare di liberarsi del Palermo – è scritto dall’evoluzione del derby dell’Olimpico, dalla squalifica di Dzemaili che libera un posto e induce a rispolverare il modulo-Mazzarri: 3-4-2-1,
E anche sulla corsia di sinistra ci sarà un cambiamento: turno di riposo per Zuniga al suo posto Dossenacome il bel tempo che fu, con Hamsik affiancato da un Pandev reattivo, e dunque due incursori per non lasciare solo Cavani.
LE FASCE ELASTICHE – Ma l’Olimpico ha lanciato altri segnali in fumo nei quali andare a leggere e il Mazzarri che alla domenica mattina se ne va in campo per decifrare il suo Napoli ha infilato nel data base qualsiasi indicazione, elaborando l’ultima decade compressa tra il match con il Novara, il recupero con il Lecce, la sfida con la Roma e l’arrivo, previsto per domani sera, del Palermo al san Paolo. La randellata di Zuniga dalla distanza è un bel pezzo di bravura inconsueto per un uomo che non s’è mai negato, che anzi è maturato in maniera palpabilissima, ma che per 45 minuti ha sofferto (eccome) Rosi e che nell’occasione del pareggio di Simplicio s’è scoperto talmente provato da farsi bruciare sul breve, caratteristica della dita. Dossena ha dinamismo, corsa, gamba ed anche un bel po’ di giorni di riposo alle spalle e dunque l’avvicendamento sembra ispirato con naturalezza.
PICCOLI MA SVEGLI – Il terzo indizio, però, non costituisce la prova dell’ennesimo intervento strutturale in difesa: l’Aronica autorevole dell’Olimpico, l’uomo che ridimensiona il giovane Borini o affronta senza macchia né paura quel totem di Totti, sa resistere anche alla corrosione del tempo; e mentre sul centro-destra, sul binario Maggio-Fernandez, le crepe son apparse più evidenti: là dove il Palermo può andare ad attaccare con Miccoli, l’ipotesi d’un brevilineo d’altra reattività come Grava rientra tra le opzioni da considerare. Un «piccolo» innesto, però tattico assai.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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