Questa era annunciata, già letta tra le righe, già intravista nei pensieri sparsi di Mazzarri, nelle sue sane abitudini: questa era – questa è – la formazione del momento, il Napoli dei titolarissimi, gli undici che gerarchicamente vengono ritenuti priorità tecnica (e soprattutto tattica) assoluta. Questa è la squadra d’un sogno chiamato chiamato Champions, la realtà ch’è a portata di mano, una macchina ricostruita nel tempo, gradualmente, ritoccata qua e là e però comunque imperniata su una serie di pilastri solidi (e non solo fisicamente).
CHE FISICO – Questà è la «corazzata» per andare a sfidare il Milan, la sua freschezza, l’organizzazione: e se fino all’altro giorno c’era (ma c’era?) un dubbio in difesa, stavolta esistono certezze e l’ultima casella la va ad occupare Britos. E allora, sul centro-sinistra c’è lui, a chiudere la diagonale nella quale entrano (di diritto) Campagnaro a destra e Cannavaro nel mezzo; e tutti e tre, appassionatamente, a dare un aiutino ad un De Sanctis che per il finalone ha persino deciso di lasciare la Nazionale.
SI CORRE – Nulla di nuovo sotto il sole di Castelvolturno, con le onde del mare che inducono a distrarsi, ma sino a un certo punto: la riunione del giovedì, con tanto di filmato sugli avversari, non ha indotto a stravolgimenti, né a ritocchi ideologici. Rispetto al Genoa, un solo avvicendamento, a sinistra, e pure questo era nell’aria: rientra Zuniga («il miglior interprete europeo del ruolo»: così parlò Mazzarri), che va a combinarsi sulla catena di sinistra soprattutto con Hamsik, che va ad alternarsi nelle incursioni con Maggio, invece destinato ad offendere dalla corsia opposta. I medianoni restano – come da copione delle re ultime giornate – Behrami e Dzemaili, con il primo che funge da schermo e il secondo al quale viene concesso la libertà di «alzarsi», di affiancare persino Hamsik, di intrufolarsi tra le linee ed esaltare le proprie (insospettabili) qualità da cecchino: quattro gol in centottanta minuti, niente male.
E POI, E POI… – Il resto è musica, anzi composizione (libera oppure collettiva): il resto è consegnato ai tre tenori, al loro talento, alla capacità dell’ultimo Hamsik, una sorta di regista offensivo, di deambulare in orizzontale o in verticale, di scegliersi il campo, di ispirare (assist domenica scorsa per Dzemaili, assist a Torino sempre Dzemaili), di dimostrare di essere cresciuto e ancora e quanto. Poi, la coppia del gol: Pandev ha ormai vinto – e per ora – la concorrenza con Insigne, che resta il primo cambio d’attacco e che può consentire qualsiasi variante tattica; e Cavani costituisce il terminale offensivo ma anche l’uomo in più in difesa (soprattutto sui corner e sulle punizioni). Insieme, quei tre: un’arma letale nelle ripartenze.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro