Uno, due e tre: e tra quelle «freccette» sulla lavagnetta, nelle indicazioni (occultate) del campo, nei pensieri raccolti, il Napoli è più o meno annunciato, quasi declamato a gran voce. Torino è un lampo accecante che per un’ora e mezza ha illuminato a giorno il sabato Santo: poi però arriva il Genoa, tornano alcuni titolarissimi e qualcosa cambia, perché le gerarchie hanno un «peso» e incidono e del «pericolo giallo» bisogna curarsi, ma sino a un certo punto. Il turn over non va più di moda: non c’è l’Europa (League), né la coppa Italia, ma una settimana-tipo per analizzare, studiare e meditare. E, alla fine, rispetto a Torino: un, due, tre ritocchi.
NUMBER ONE – Lo dice la maglietta, la sua storia professionale, la sua leadership, l’autorevolezza: poi ci sta pure l’errorino, ma la porta è di Morgan De Sanctis, ch’è tornato nel pieno delle proprie facoltà fisiche e dunque si riappropria dell’area. Davanti, a naso, è l’ultimo Napoli: Gamberini a destra, Cannavaro in mezzo e Britos a sinistra, lasciando che Campagnaro riprenda con calma e sia tonico ed effervescente per domenica prossima, il 14 aprile. In caso contrario, l’argentino s’infilerebbe a destra, «casa sua».
NUMBER TWO – I piccoli acciacchi di Behrami non hanno allarmato, però la riflessione è d’obbligo su un mediano che non si nega nulla, men che meno un tackle, ed è in diffida: l’unico caso – tra gli uomini a rischio – che induce a pensarci e anche a ripensarci è nell’epicentro del gioco, in quella fascia di campo che lo svizzero s’è imposto persino come scudo dinnanzi alla difesa. Inler ha molte chanches di ritrovarsi titolare.
E TRE… – Il triangolo no, non si tocca: largo ai tenori, che lasciano scivolare in panchina il neo-papà Insigne, titolare nel blitz di Torino e però «spodestato» dalla ritrovata vena di quel terzetto da brividi che s’è appena ripreso il Napoli.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
