Dica trentatré: e ora che l’ha fatto, senza prendersi neanche un po’ di pausa per rifiatare (quattordici da titolare, diciannove dalla panchina), quel che resta d’Insigne è la capacità di assorbire il Napoli, di capirlo, di scuoterlo, di integrarlo con la sua freschezza, con la sua sana «pazzia».
Minuto 94 d’una gara folle come poche altre, sembra finita e invece sta cominciando in quel momento la favola, o l’ennesimo capitolo d’un romanzone entusiasmante: scende una palla dal cielo, la doma Armero, la lascia a Insigne che da sinistra converge verso il centro, osserva la porta, la sente, poi scarica il destro che vale tre punti – complice la deviazione di Persico – e sa di Champions.
L’Europa più chic è opzionata domenica 21 aprile,con tanto di marchio di uno scugnizzo che non s’è negato assolutamente nulla, giocandole tutte, mettendo assieme 1557 minuti, gustando la Nazionale maggiore, trasformandosi in leader dell’Under 21: il tutto condito da cinque reti con la maglia azzurra (della felicità), quella d’un Napoli ch’è la sua culla.
La prima volta fu al Parma, settembre scorso, destro malefico su assist di Pandev; poi il graffio al Genoa in contropiede, su lancio di Cavani; la girata illusoria contro il Milan e, per aprire il girone di ritorno, il graffio al Palermo, l’ultima prodezza che ha preceduto un’astinenza eccessiva, tre mesi e passa. Ma il tempo è un galantuomo, che sa risarcire per l’attesa: minuto 94 d’una partita stregata, neanche Insigne l’avrebbe immaginata così…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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