Cinquanta: e non sentirli addosso. Perché quel “peso” è un’investitura, la conferma tangibile di una indiscutibile autorevolezza, il senso compiuto di una impresa per se stesso, per la storia. Cinquanta gol e portarli con leggerezza, incurante dell’astinenza scoppiata proprio a san Siro, nell’attimo della conquista, e distante dall’ansia altrui, respinta con serenità interiore: «Tanti giorni senza partite ci hanno concesso la possibilità di rilassarci e questa lunga sosta mi ha permesso di riposare e di preparare questo fine anno difficile. Ci toccano nove partite consecutive….». Www: vedi Marek quant’è fresco, nella sua prosa asciutta concessa al proprio sito ufficiale, quattro righe autografate per tranquillizzare la sua Napoli, farle sapere che se ne è stato in vacanza in famiglia, che ha potuto pescare e staccar la presa, perché si riparte, cinquanta gol dopo.
IL DIGIUNO – Quarantanove giorni all’asciutto, con l’amo che penzola nell’area avversaria e lascia perplessi: niente Hamsik con il Parma e con l’Udinese, con il Catania e con il Bayern Monaco, un tunnel brevissimo, impercettibile per un comune mortale, ma non per quel genietto che una ne pensa e cinquanta ne segna, tre dei quali alla Lazio, in un passato denso di capolavori, un crescendo strepitoso ad inseguire l’Europa o l’impronunciabile sogno d’una città intera.
PRECEDENTI – I ricordi, a volte, a questo servono, a scuotere le acque dello stagno, e in questo Napoli-Lazio da vivere osservando le stelle, la memoria spinge Hamsik a rivedere ed a ritrovar se stesso: anno di grazia 2007-2008, la stagione del ritorno in serie A d’una città ancora ferita dal Fallimento, il torneo della consacrazione d’un talento strappato, pochi mesi prima, da Pierpaolo Marino all’Inter, versando al Brescia 5,5 milioni di euro, è una domenica bestiale, che capita dopo la disfatta in casa Milan (5-2) e sembra annunciare una «crisetta» attraverso due precedenti pareggi. Segna Hamsik, ma è un’illusione, perché Ledesma prima e Pandev poi spingono il san Paolo nell’oscurità, prima che si riaccenda la luce, in piena zona-Cesarini, con la zazzera al vento che chiude il 2-2 e ricaccia via le streghe. Anno di (straordinaria) grazia 2009-2010, in piena era-Mazzarri, con l’Europa League nel mirino: all’Olimpico di Roma Quagliarella estrapola dal cilindro un assist magico, che Hamsik doma di testa ed infila tra lo stupore generale nel buco della serratura per quel Vecchio Continente. Un altro timbro per varcare la frontiera, con l’autografo del baby prodigio.
E ORA LA FIRMA – Quattro anni (e mezzo) di Hamsik, ma non è finita: perché il contratto è ormai pronto e per la firma ci siamo. La vuole De Laurentiis, innamorato perso del suo gioiellino («è un ragazzo fantastico, di grandissime qualità tecniche e morali»), la vuole quello scugnizzo che non ha mai nascosto il suo amore per una città dalla quale è stato adottato immediatamente, ancor prima che iniziasse un’impresa da almanacco: cinquanta reti e un’aureola che cinge il capo, aspettando la Lazio e poi il Manchester e poi l’Atalanta e poi la Juventus e poi avanti così, fino al 21 dicembre, in un mese da far tremare i polsi a chiunque, tranne a lui, che se ne è andato a pesca con Gargano per esorcizzare lo stress, per distendersi.
RIECCO ZIO EDY – Palla al centro, con Marekiaro che ha mille motivi per sorridere: c’è la Lazio, che di suo porta un gran bene, e c’è Reja, che l’ha battezzato senza pudore sin dalla prima ora, etichettandolo alla stregua dei grandi, avvicinandolo a Gerrard e a Lampard, facendolo sentire importante sin dal debutto nel Napoli-matricola. E’ una nottata particolarissima, da consumare riattraversando gli slanci di quel 2007 a suon di gol. Nove reti nella prima stagione e nove pure nella seconda, capocannoniere di una squadra plasmata da Reja ad immagine e somiglianza d’un predestinato. E’ Napoli-Lazio: e Hamsik non aspetta altro….
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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