Il più ricco del reame adesso è Antonio Conte. Non si accontenta solo di essere l’unico allenatore imbattuto dell’ultima serie A ma in un colpo solo sbaraglia la concorrenza di Allegri e Mazzarri e diventa il Paperone dei tecnici italiani. Per carità, niente a confronto di quello che guadagnano i loro colleghi all’estero, ma 3 milioni netti a stagione, con contratto fino al 2015, fanno un certo effetto in tempo di crisi.
La Juve è tornata a dominare ancora in Italia e subito il club bianconero riafferma la propria egemonia economica: i campioni d’Italia hanno ratificato con il loro tecnico il prolungamento di due anni del contratto con stipendio che dovrebbe praticamente raddoppiare rispetto alla passata stagione. Ufficiale il rinnovo. Ufficioso l’ingaggio. Marotta non ha dubbi: «Nel gruppo c’è un unico leader – Conte ha saputo creare un modello simile a quello del Borussia Dortmund». Felice, ovvio, Conte: «È un giorno sicuramente bello che dà continuità a un mio sogno dopo un anno di lavoro. L’intenzione è di aprire un ciclo. Siamo riusciti a tornare subito vincenti in campionato. L’anno prossimo ci sarà l’Europa, in cui dovremo cercare di consolidare quanto di buono fatto in Italia quest’anno e confermandoci in Italia».
A rovinare l’idillio, pare che Andrea Agnelli e l’ad Beppe Marotta abbiano voluto una postilla. Un dettaglio non di poco conto: quello che prevede la sospensione dell’accordo nel caso in cui Conte venga squalificato nella vicenda del calcio scommesse.
In Italia non è una cifra-record, se non riferita alla prossima stagione. Ma l’epoca delle vacche grasse, quella dei 12 milioni a stagione di Mourinho all’Inter, i 5 di Ancelotti al Milan o persino i 3,5 di Spalletti nella Roma di Sensi sono lontane. E per intenderci, anche Mancini, quando ha lasciato l’Inter, percepiva 6 milioni a stagione. Altri tempi, davvero, per il calcio tricolore.
Antonio Conte (con 3 milioni d’ingaggio) e Massimiliano Allegri (con 2,5 milioni) hanno aperto una strada, rotto il ghiaccio: negli ultimi due campionati, due allenatori senza titoli, all’esordio in serie A, hanno riportato al successo la scuola italiana. Conte, Mazzarri, Allegri e Luis Enrique (prima dell’addio), messi insieme, guadagnano quanto tutti gli altri allenatori della massima serie: dieci milioni di euro.
Contratto raddoppiato per Conte e nessuno che quest’anno minaccia di superarlo: certo, ci ancora parecchie panchine prestigiose da occupare ma difficile che i presidente di Lazio, Roma e Fiorentina, si spingano oltre la vetta dei tre milioni. L’incognita è quella dell’Inter: Moratti ha confermato Stramaccioni ma lo scorso anno annunciò il tecnico a fine giugno.
Quello che è certo è che i grandi ingaggi per gli allenatori non sono più quelli italiani. I Paperoni sono altrove: Mourinho, Guardiola, Ancelotti, Mancini, Wenger, Hiddink e persino Capello che ha lasciato alla Federazione inglese una busta paga da oltre 8 milioni di euro.
In passato chi ha aperto le porte a questi guadagni importanti dei tecnici è stato Fabio Capello, che nel 1997 per tornare al Milan dal Real Madrid ottenne uno stipendio da 4 milioni di euro netti. Continuano invece ad essere strapagati i tecnici all’estero. Ecco qualche esempio: Mourinho (Real, 12 milioni netti), Guardiola (Barcellona, 10), Wenger (Arsenal, 7,2), Villas Boas (Chelsea, 5,4).
Fa quasi tenerezza, lì in fondo a tutto Cosmi, Tesser, Arrigoni e Mutti: guadagnano meno di 280 mila euro a stagione (circa 15mila euro netti al mese). Non una miseria, certo, lo stipendio di un alto dirigente d’azienda, ma comunque molto lontano da quelle buste paga che assomigliavano più a bilanci di medie imprese che a compensi mensili.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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