La Juventus vola. E Conte è al settimo cielo per motivi facilmente comprensibili: la classifica è un inno all’allegria, la squalifica è terminata, l’accoppiamento degli ottavi di Champions League contro il Celtic è tutt’altro che proibitivo e un Natale migliore di questo diventava difficile da immaginare. Nonostante, appunto, i mesi scorsi siano stati caratterizzati anche dalla vicenda del calcioscommesse con relativa squalifica (omessa denuncia) per quattro mesi, dai dieci inizialmente fissati. «Ho lavorato molto su di me, cercando qualcosa di costruttivo in un’esperienza negativa – ha detto il tecnico bianconero – Penso di essere diventato più forte». Il tecnico bianconero si dice vicino al Napoli, a Grava e Cannavaro per essere stati tirati in mezzo a una questione simile alla sua con tanto di stop (sei mesi) e penalizzazione in classifica 2 punti): «A loro mi sento di dire che sono vicino. Bisogna punire chi deve essere punito, non chi si rifiuta di fare determinate cose e avrebbe dovuto denunciare. Cosa denunci?». La risposta, secondo il punto di vista dell’allenatore, è evidentemente ‘nulla’: la giustizia sportiva però la pensa diversamente e il risultato sono i pasticci in serie avvenuti in questi mesi. «Paratici, il nostro diesse, potrebbe raccontare la mia esperienza, ogni match eravamo due stracci alla fine».
Passato il periodo più brutto, è anche tempo di guardare indietro e ricordare che nel 2012 «il momento più bello è stato il triplice fischio finale a Trieste che sanciva la vittoria dello scudetto, l’abbraccio con giocatori e dirigenti per festeggiare qualcosa di straordinario». Per questo, il 2012 va comunque in archivio con l’aggettivo ‘vincente’ e stop: «Non ho mai pensato di dimettermi e non lo avrei fatto nemmeno se mi avessero squalificato per un anno. Ho avuto un appoggio incondizionato da parte del presidente Agnelli, da John Elkann e da tutti i ragazzi. Questo mi ha dato tanta forza e aiutato a resistere». Esiste anche un ‘però’, giustamente: «Se questa vicenda si fosse presentata l’anno passato, allora sì che probabilmente me ne sarei andato: c’era tutto un lavoro da fare e da organizzare, mentre adesso la squadra ha potuto viaggiare quasi da solo avendo memorizzato il mio credo calcistico. Ecco perché questi quattro mesi sono sembrati normali». Risultato: Juve davanti a tutti e squadra che si sente grande davvero. Pronta a rinforzarsi ancora. Peluso è dietro l’angolo e non è detto che non arrivi Llorente.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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