Sant’Antonio, poi San Giovanni, ora San Pietro. Salvador non si risparmia, di festa in festa, di «forrò» in birra, questo periodo è il più straordinario «manicomio» che uno possa immaginare. A Prandelli basterebbe votarsi a uno dei tre santi per cercare di chiudere in piedi questa Confederations, che oggi alle 13 locali (?!) gli metterà di fronte l’Uruguay di Cavani. Senza più mezza squadra (Balotelli, Abate, Barzagli, Pirlo, Marchisio, con De Rossi, Gila, Chiellini semisfiniti), dopo le gloriose sconfitte con Brasile e Spagna, stasera a contendersi la Coppa delle Confederazioni, il ct solo stamattina metterà insieme la squadra a caccia del terzo posto. L’idea è quella di una difesa a quattro, davanti a Buffon, con Maggio e De Sciglio esterni e Bonucci (più di Chiellini) e Astori (al debutto) centrali. Poi dovrà tirare le somme: possibile centrocampo con De Rossi davanti alla difesa, Candreva e Montolivo (o Aquilani, perché Giaccherini ieri ha interrotto l’allenamento) più Diamanti alle spalle di Gilardino e El Shaarawy. A complicare le cose ci si è messa l’inutilizzabilità del terreno del Fonte Nova (inzuppato da un nubifragio) con rifinitura nel Barradao, stadio del Vitoria.
PAROLE – Prima, nel gelo della sala stampa del Fonte Nova il ct aveva fatto il punto della situazione: «In questo momento siamo in difficoltà, non abbiamo recuperato, abbiamo idee, ma sui nomi è difficile dare certezze». Una cosa è chiara. Lui questa partita la deve giocare, anche se non vorrebbe ( «Che senso ha un 3°-4° posto, in un torneo a 8, in questa fase della stagione?» ), e non vuole buttarla. Questo vale in particolare per El Shaarawy, che teoricamente qui avrebbe dovuto fare coppia con Balotelli e ha invece finito per giocare solo 18 minuti finali contro il Brasile. E, mentre accarezza De Sciglio, l’altro baby azzurro di questa Confederations, il ct scuote il Faraone: «Io con lui ho parlato anche a Coverciano: è arrivato vuoto, provato mentalmente più che stanco fisicamente, dopo una stagione in cui lui ha speso tanto. E per ripartire in certi casi, per riproporti, devi metterci carattere, devi saperti ricaricare». Vediamo quello che succede contro l’Uruguay.
PRIMO BILANCIO – Al di là del singolo, c’è l’ultimo atto che impegna il ct: «Preparare questa partita è anche più difficile sul piano tattico rispetto alla vigilia con la Spagna. Ma anche questa volta proveremo qualcosa…». E quando arriva la domanda «internazionale» sulla possibilità di vedere un’Italia al prossimo Mondiale capace di cambiare modulo e faccia per ogni partita in programma, il ct si illumina: «Sogno giocare di poter giocare 7 partite, fino alla finale, con 7 moduli diversi… La Spagna per esempio ci ha fatto grandi complimenti per come eravamo riusciti a metterli in difficoltà. Il calcio è movimento, bisogna saper cambiare, mantenendo la propria filosofia. Mi piacerebbe, ma in Italia non siamo ancora pronti».
Fonte: Il Corriere dello Sport
La Redazione
M.V.
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