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Confederation Cup, bilancio positivo. Prandelli: “Gli unici a mettere in difficoltà il Brasile”

Ovunque, bahiani o pernambucani che fossero, tra i taxisti, uno dei volti migliori del Brasile e anche lì termometro e specchio degli umori popolari, nei discorsi di cortesia lungo le interminabili autovie urbane, alla fine il dibattito non era più se fosse superiore Alceo Valença o Zeca Pagodinho, voci vibranti nei concerti e nei cori di piazza nella lunga teoria di feste “giunine”, ma si è trasformato in un plebiscito per l’assoluta coincidenza di giudizi su un fatto: «Italia joga bem» . A Cesare Prandelli potrebbe bastare questo, al di là del campione usato, o forse proprio per quello, per essere soddisfatto di ciò che è successo in queste tre settimane “Confederali”. Il fatto è che la Nazionale vicecampione d’Europa, un anno dopo Kiev, è stata in corsa oltre ogni spicciolo di energia per arrivare in finale, chiudendo al terzo posto, ma quello che più conta, al netto di emergenze e sperimentazioni, ha saputo mostrare il meglio di sé: forza morale e idee di gioco.

BILANCIO – Sul volo che ha riportato gli azzurri subito a casa, a ridosso dell’estenuante confronto con l’Uruguay, il ct non vedeva l’ora di buttarsi a dormire, stremato dall’ultima centrifuga di emozioni. E’ però il tempo per un primo bilancio. Il senso? «Torniamo con qualcosa in più. Abbiamo sperimentato, abbiamo cercato i nostri limiti, giocando anche al limite delle nostre possibilità. Dimostrando di poter puntare a qualsiasi traguardo, continuando nel nostro processo di crescita. Il Brasile ha vinto con merito e raddoppia i favori del pronostico per il Mondiale: ma noi, se staremo bene, abbiamo il diritto e il dovere di provare a vincere. Ma dovremo arrivare al meglio, sul piano fisico: qui servono atleti prima che calciatori. Per questo c’è bisogno l’anno prossimo di test medico-atletici da fare a Coverciano, prima di maggio. Balotelli? Anche senza di lui si sono viste buone cose, e maggiore equilibrio, pur perdendo la potenzialità che lui rappresenta: deve guardare queste partite e capire che può dare di più». Questa l’ampia sintesi dei concetti prandelliani. Che meritano un approfondimento.

GRANDI – Partendo dal finale della Coppa: «Visto la Spagna? Un giorno di recupero in più in certe condizioni fa la differenza, al di là della forza del Brasile. E gli spagnoli hanno subìto tanto…» . Una sorte di nemesi per quello che accadde un anno fa a noi, all’Europeo. E proprio il successo della Seleçao gli ha offerto l’opportunità per fare ulteriori considerazioni: «Dovremmo tutti rivalutare il nostro secondo tempo contro i brasiliani. Non sono stati tanti qui quelli che li hanno messi in difficoltà. Noi ci siamo riusciti, contra una squadra che davanti ha un quartetto micidiale, con Hulk, Neymar, Oscar e Fred, più una bella copertura dietro. Abbiamo giocato bene contro di loro, contro la Spagna e contro l’Uruguay. Caratterialmente siamo cresciuti, dobbiamo farlo ancora sul piano del gioco. Però per far questo occorre tempo. Sennò puoi solo improvvisare e chi ha i grandi giocatori ti può mettere in difficoltà» .

TEST – L’unica strada possibile è quella di tornare in Brasile tra un anno con una squadra fatta di atleti, prima ancora che calciatori. L’idea ormai è stata ufficializzata: si tratta di poter avere a Coverciano gli azzurri prima di maggio per dei test medici che ne stabiliscano le condizioni psicofisiche. In questo senso il vicepresidente a responsabile del Club Italia, Demetrio Albertini, nel Consiglio Federale del prossimo 19 luglio chiederà di stabilire, con l’accordo della Lega di A, una data utile di un lunedì di aprile per questo tipo di operazione. Potrebbe sembrare un dettaglio ma non lo è, come assicura Prandelli: «In Confederations ho sperimentato, diciamo che ho testato la macchina, sul piano tattico, per capire se ho un fuoristrada o una fuoriserie o qualcos’altro. Una cosa è certa. Non possiamo permetterci di entrare in forma l’ultima settimana del torneo».

Fonte: Corriere dello Sport.

La Redazione.

D.G.

 

 

 

 

 

 

 

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