E come si fa a dimenticare quei momenti, quei dodici mesi d’incontenibile felicità però carichi anche d’un velo di tristezza che resta dentro? Come si fa a definirla normale questa vigilia che è invece specialissima, perché racchiude in una notte intera le sensazioni belle e brutte di una stagione intera?
Pescara-Napoli non può essere una partita come le altre, non può esserlo per Lorenzo Insigne che in quello stadio s’è realizzato, ha dato libero sfogo al proprio talento, plasmato da Zeman. Non basta un’ora e mezza per riattraversare se stesso in quella dimensione onirica: diciotto reti segnate, la prima promozione e dunque un delirio collettivo, ma anche i drammi veri, la scomparsa di Franco Mancini, il preparatore dei portieri ch’era un amico di tutti, la morte in diretta di Morosini durante la sfida con il Livorno.
Pescara è la gioia di massa, una città che si riversa per strada, che elegge Insigne a idolo: e a vent’anni queste manifestazioni ti segnano, ti restano dentro, nella pelle.
Pescara è la prima, vera chanche che il grande calcio gli ha offerto, una vetrina nella quale mettersi in mostra, lasciandosi guidare da un santone del calcio: e con Zeman è amore a prima vista, è la simbiose perfetta tra le caratteristiche – singolari – di un attaccante nato per segnare e per far sognare ed il Maestro d’un football verticale, tutto tagli, diagonali offensive e sovrapposizioni. La miscela esplosiva che contribuisce a fdare del Pescara una giostra dalla quale non si scende mai, attraverso la memoria.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
