Al San Paolo con la Lazio il Napoli torna alla vittoria, dopo l’indigesta sconfitta a Parma. Servivano i tre punti per blindare almeno il terzo posto, e serviva una prestazione convincente che però non è arrivata del tutto. L’espulsione di Cana ha spianato la strada, ma ha anche rilassato troppo i calciatori azzurri.
I CAMBI DI BENITEZ – Nelle ultime settimane, Benitez aveva già dimostrato di non fare sconti a nessuno, sostituendo o lasciando in panchina anche uno come Higuaìn. Con coerenza e con la stessa mano ferma, ieri ha schierato una formazione iniziale priva di Hamšík (positivo solo contro la Juventus, altrimenti troppo spesso opaco) e Callejòn (spompato dopo una stagione senza pause) e lasciando a riposare in panchina anche Fernandez e Inler. Di questi quattro, solo Callejòn e Fernandez sono entrati a gara in corso, mentre sono tornati titolari Pandev e Mertens, Britos e Behrami. Se Pandev e Britos non hanno smentito i loro limiti di velocità e hanno offerto una prestazione così così, Behrami e soprattutto Mertens sono risultati decisivi: lo svizzero ha mostrato ancora una volta la sua capacità unica di anticipare l’avversario e recuperare palloni, mente il belga, dopo un pisolino durato quaranta minuti, si è acceso e ha messo la sua firma nelle prime due reti napoletane. E proprio Higuaìn, ieri titolare e non sostituito, dopo qualche domenica un po’ deludente ha realizzato persino la sua prima tripletta in azzurro, risultando determinante come all’andata, vinta con lo stesso risultato e anche allora senza convincere del tutto.
SORPRESA LAZIO – L’avvio di gara è stato, come prevedibile, all’insegna dell’aggressività per il Napoli, voglioso di rifarsi della disfatta a Parma. Ritmo giusto e verticalità, scarseggiava però la precisione negli ultimi metri. Henrique è partito molto alto a destra, aiutando nel pressing sui difensori laziali, per poi arretrare a centrocampo quando serviva densità. Jorginho ha cominciato bene, svolgendo entrambi i compiti di interditore e playmaker, e proponendosi anche davanti, per poi calare alla distanza. La Lazio, dal canto suo, è uscita intorno al quarto d’ora: quadrata e ordinata con il 4-4-2 disegnato da Reja, avanzava con calma e prudenza, ma ci ha pensato Albiol, con un errore grossolano al 14′, a concedere agli ospiti la prima palla-gol della gara (Mauri), seguita da un tiro alto di Anderson dopo tre minuti. La Lazio ha cominciato a crederci e a tenere palla, manovrando con buone trame diagonali, mentre il Napoli non riusciva più a fare interdizione, nonostante la presenza della giusta quantità di giocatori a centrocampo e di uno specialista come Behrami. Così, il vantaggio degli ospiti al 20′ è sembrato più che logico, ed è passato malauguratamente di nuovo fra le gambe di Albiol, reo di essersi fatto bruciare in area da Lulic, bravo poi a trafiggere Reina. E anche in questo caso Benitez non ci ha pensato su due volte, perché già al 46′ il difensore spagnolo, davvero giù di tono, sarebbe stato poi sostituito da Fernandez.
LAMPO MERTENS – Al 21’ Benitez ha provato a invertire Insigne e Mertens, ma il Napoli sembrava nettamente più scarico rispetto al fischio d’inizio: poco movimento senza palla, poco aiuto reciproco e azioni lente e facilmente prevedibili per una Lazio ben schierata, con pressing organizzato e tutte le zone del campo occupate. Ugualmente, anche il lavoro difensivo azzurro, molto puntuale a inizio gara, appariva improvvisamente distratto e inconsistente. Intorno al 26′ il Napoli ha provato a trarsi fuori dall’impasse, e al 28′ ha prodotto la prima vera combinazione offensiva degna di nota, rifinita da Pandev per Higuaìn, bravo a incrociare d’interno da posizione defilata, impegnando Berisha. Ma poco dopo Anderson saltava un molle Mertens e da pochi metri spaventava Reina, e al 39′ Onazi sfiorava il palo da fuori area, approfittando di un buco sulla trequarti, zona in cui anche il duo Behrami-Jorginho è andato in difficoltà. Una Lazio rocciosa, senza grossi lampi o esibizioni di classe, con la solidità e l’organizzazione stava legittimando il vantaggio, finché al 41′ è salito in cattedra Mertens: dopo un tempo di sonnolenza, si è acceso e ha inventato un super-gol da fuori area, utile a chiudere il primo tempo sull’1-1, pur con molte ombre sulla squadra di casa.
RITORNO DEL PIPITA – L’illuminazione di Mertens non si è esaurita con l’intervallo, perché al ritorno in campo ancora il belga è stato protagonista e al 47′ ha procurato il rigore che ha concretizzato la rimonta. Scambio velocissimo con Higuaìn, il cui pregevole colpo di tacco ha lanciato in area Dries, che ha saltato Cana con uno dei suoi dribbling volanti con scavino, causando anche il secondo giallo al difensore laziale. Episodio assolutamente decisivo, perché non solo è valso il 2-1 (rigore di Higuaìn) ma ha anche lasciato in dieci gli ospiti. Da questo momento, per una ventina di minuti, la partita si è stabilizzata su un’inerzia tendente alla stasi. Il Napoli, piuttosto che cercare il colpo del K.O., ha scelto di controllare la situazione per rifiatare dopo lo sforzo d’inizio ripresa, puntando sulle ripartenze, favorite dalla superiorità numerica e dalla necessità della Lazio di attaccare. Invece, la Lazio non si è scoperta granché, preferendo giocare ancora con ordine e calma, ma l’uomo in meno rendeva tutto più difficoltoso. Poi una fiammata a rompere la paralisi: assist morbido ma un po’ scomodo di Insigne per Higuaìn, bravo e fortunato a controllare con la spalla e a superare Novaretti, prima di insaccare con un preciso destro incrociato. Dopo un solo minuto, ancora il Pipita si è ritrovato solo davanti a Berisha, abile stavolta a neutralizzarlo, e al 69′ ancora il portiere albanese ha dovuto deviare in angolo un tiro di Insigne.
TROPPO RELAX NEL FINALE – Dal 70′ è cominciato un nuovo passaggio a vuoto per il Napoli: il 3-1 e la superiorità numerica hanno rilassato completamente i calciatori azzurri, che hanno mollato la presa e lasciato il campo agli ospiti. Pur in dieci uomini, la Lazio ha preso in mano il possesso e si è garantita una certa supremazia territoriale, mentre Benitez provava a risolvere con cambi opportuni, soprattutto quello di Mesto al posto di Pandev, utile a spostare Henrique in mezzo al campo per aumentare la densità. Tutto vano se i suoi giocatori avevano già deciso di tirare i remi in barca, a venti minuti dalla fine. In una gara con poco rimasto da dire, la Lazio si è rifatta sotto, ha tirato in porta, mentre il Napoli sprecava ripartenze con distrazione. E all’82’ Onazi è persino riuscito a riaprire la partita, bruciando un lentissimo Britos e spingendo la palla in rete. Negli ultimi minuti, il Napoli ha dovuto, incredibilmente, ancora soffrire, prima che Higuaìn, di nuovo favorito da un incerto Novaretti, segnasse la personale tripletta e chiudesse finalmente i conti.
I cali fisici e di tensione visti contro la Lazio lasciano qualche dubbio, soprattutto sulla condizione atletica. In generale, il difetto del Napoli di questa stagione, tanto nel singolo match quanto nell’arco del campionato, è sembrato proprio la resa intermittente, l’incostanza. Gli obiettivi ora sono pochi e chiari: salvaguardare il terzo posto e vincere la Coppa Italia. Occorrerà un ultimo sforzo, prima di pensare a come migliorare le lacune per la prossima stagione.
Lorenzo Licciardi
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