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Con la Lazio, Pandev ha un conto da saldare

Il macedone vuole fare una grande partita per farsi rimpiangere dal suo ex pubblico

A ciascuno il suo, e quello che riserva il presente a Goran Pandev non è mica roba da poco. Anzi. Un ruolo delicato, fatto apposta per lui nel frastagliato scacchiere tattico azzurro. Un ruolo a volte scomodo, a volte poco appariscente, ma di sicuro essenziale, che Mazzarri gli ha cucito addosso con la consueta maestria. Con quella fiducia di base, nel giocatore e nell’uomo stesso, che del resto riponeva in lui anche un certo Mourinho, col quale tuttora, di tanto in tanto, Goran dialoga via sms. Reciproci complimenti e saluti, così per ribadire che alcuni rapporti, rinsaldati dalla stima, difficilmente si perdono nel tempo. Rifinitore, punta, terzino, col portoghese gli andava bene di tutto, poiché si sentiva parte integrante di quella squadra. Insomma, importante. Mazzarri e Mou. Due tecnici che gli hanno restituito voglia e sorriso, dopo una parentesi piuttosto torbida (non per suo volere) di una carriera importante, ricca di riconoscimenti e trofei.

EMARGINAZIONE – Due tecnici che hanno contribuito alla rinascita di un giocatore, ma anche di un uomo che era stato annichilito dalle prese di posizione della Lazio. Laddove aveva giocato cinque campionati e mezzo, con tanto di brutta sorpresa finale. Ecco, lì finì per non sentirsi importante. Emarginato ed accantonato per mesi, in quel 2009 che andava ad esaurirsi. La dirigenza biancoceleste s’impunta, è intransigente su futuro e contratto, che era in scadenza e andava rinnovato secondo i diktat del club. Goran non ci sta. Chiede ed ottiene la rescissione al Collegio Arbitrale della Lega. Il 23 dicembre 2009 vince la sua partita a “carte” (la società biancoceleste fu costretta a pagare le spese processuali oltre ad un risarcimento di 160mila euro), in virtù del “Lodo Pandev” si accasa coi nerazzurri, ed è subito “triplete”. Una storia a lietissimo fine.
ARMONIA – Che continua anche con i colori azzurri, e con il pieno gradimento da parte del tecnico in primis, e gli stessi tifosi, che ne apprezzano caratteristiche e qualità morali. Quelle che lo hanno posto in posizione di preminenza nei piani, sempre chiari e precisi, del mister. Certo, con il baby di casa Lorenzo Insigne, a volte s’innesca il ballottaggio: una rivalità sempre sana, ma già dall’inizio della stagione la cosa era chiara a tutti. Prima il Macedone. Così è in effetti, anche se la squalifica rimediata nella paradossale Supercoppa ed un infortunio, poi, hanno messo più volte in pole il ragazzo. Vige però l’armonia: nessuno dei due ha mai palesato sintomi d’insofferenza. Anzi, in questo periodo di chiaro rilancio per un Napoli ritemprato dai recuperi di Cannavaro e Grava, e dai lusinghieri risultati sul campo, ogni cosa sembra trovare la giusta collocazione. Anche questo Pandev dalla gran disponibilità e senso del sacrificio, che ha perfettamente realizzato cosa si voglia da lui, e riesce ad attuarlo scrupolosamente. Poco appariscente, ma assai funzionale, coriaceo nel difendere palla, per permettere ai compagni di ripartire. Per far sì che si possano creare gli spazi giusti, ma anche per verticalizzare e provarci di persona.
ANCORA LAZIO – Il Pandev che vanta 18 presenze in campionato (24 in toto), con 3 reti (a Parma, Udinese e Juve in Supercoppa) ritrova l’ex delle gioie e dei dolori. Era della partita anche all’andata, quella del “triplete” Cavani. Dopo la piena soddisfazione in aula, forse c’è ancora un piccolo conticino da saldare, ma sul campo. Visto che nel 2010 con l’Inter e due anni dopo, con gli azzurri, ha fatto gol alla Lazio, ma perdendo. Una statistica da sbugiardare.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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