Vamos: e in quello stadio che s’ha ancora di Real, in quell’atmosfera magica d’uno Juventus Stadium attraversato dalle stelle, il Napoli che si presenta in blanco agita qualche fantasma e ricorre ai suggerimenti di vecchi, cari amici. Madrid, pure stasera, è dall’altra parte della luna: è in quella «colonia» arrivata quest’estate, sessanta milioni di euro (circa) per dotarsi non soltanto del prestigio e dell’esperienza di chi ha frequentato i quartieri altissimi del calcio, ma pure per dell’autorevolezza utile per presentarsi ad appuntamenti del genere, una spruzzata abbondante di quarti di nobiltà che in sfide in cui le vene possono pure tremare sanno infondere serenità in dosi abbondanti.
È Juventus-Napoli e però c’è anche un bel po’ di Real in questa nottata da attraversare tra le stelle, in una sfida che sa – nel suo piccolo – di Clasico de noantri, perché ormai è da un bel po’ che su quest’asse si giocano gare sciccose assai: e adesso tra un Albiol in difesa, un Callejon tra le linee (a centrocampo, in attacco, dove capita e dove serve) ed un Higuain che s’è lasciato alle spalle le paure dell’infortunio, le suggestioni d’una serata di suo già speciale si ammassano in una vigilia ricca di pathos. Juventus o Napoli però con dentro un bel po’ del «Bernabeu», racchiuso nelle sei reti (più una in Champions) di Callejon, nelle cinque (più tre in Champions) di Higuain, nelle otto reti (appena) subite da una difesa nella quale s’erge Albiol, divenuto il simbolo d’una internazionalizzazione globale, l’uomo attraverso il quale anche quel settore ha espresso un proprio profilo internazionale. Cinque giorni e ritrovarsi contro un «nemico» che ricompare quasi sotto mentite spoglie e che stavolta va al braccio di ferro per restare nella scia della regina, per non staccarsi dalla capolista, per tenersi stretto stretto quel ruolo di vice-Roma che illumina a giorno: il mondo, stasera, è in blanco e nero, con varie sfumature d’azzurro.
Fonte: Il Corriere dello Sport
