Un napoletano bel rugby:
«Una dedica per il Sei Nazioni? Saluti a mio cugino Vincenzo, il mio primo e più grande tifoso. Non so come funziona in questi casi ma lo scriva: se gioco gli prometto due biglietti per Italia-Inghilterra all’Olimpico». Si tinge di Napoli il 13mo sei Nazioni dell’Italia in un misto di memorie cittadine e parentele tutte partenopee. Un incrocio che ha portato Angelo Esposito fra i trenta convocati di Jacques Brunel, neo ct dell’Italia che il 4 febbraio affronterà la Francia a Parigi.
Nato a Casandrino diciotto anni fa, figlio di Ciro e Maria, il primo di Afragola, la seconda di Casoria, nonni e domicilio d’adozione campano a Sant’Arpino. A cinque anni il trasferimento a Breda di Piave, a due passi da Treviso, patria del rugby nostrano. Un po’ di calcio, un po’ di nuoto e poi la scoperta della palla ovale che non ha lasciato più. Abbandonata solo per vedere le partite di calcio. Tutti davanti alla tv per seguire le gesta di capitan Zanetti e ora per ammirare le serpentine di Lavezzi «di cui papà è un grandissimo tifoso».
Del resto non potrebbe essere altrimenti per un’ala di 187 cm per 90 kg: fisico imponente e gambe rapide come pochi in Italia. Abituato a rompere i placcaggi e seminare avversari, proprio come è l’abitudine del Pocho, decisamente più minuto ma devastante allo stesso modo. «Ormai vivo tra l’Accademia della Federugby e Treviso, ma quando scendo a Napoli è sempre una festa. Non dico che sparano i fuochi ma quasi». Prima richiesta il cibo: «Pastiera e mozzarella di bufala non devono mai mancare. Tutto quello che al Nord non si trova». Seconda, un salto in centro: «Mi piace il caos della città e poi girare insieme ai miei cugini con i quali mi trovo benissimo». Uno in particolare: «Vincenzo mi segue dappertutto. L’ha fatto a Roma con il quattro Nazioni giovanile giocato al Flaminio e in moltissime altre occasioni». Era anche a Firenze quando Esposito ha vinto con il Ruggers Tarvisium, squadra per la quale gioca, il titolo italiano Under 18.
Adesso l’appuntamento sarà a Roma per il Sei Nazioni. «Lo spero vivamente ma sarà molto difficile». Domenica 22 gennaio il raduno a Roma. Poi la riduzione da 30 a 24 prima della partenza per Parigi prevista per giovedì 2 febbraio. Esposito, in caso di impiego, potrebbe così divenire il più giovane italiano ad aver giocato nel Sei Nazioni.
«Lo spero davvero. Quando è arrivata la convocazione quasi non ci credevo. Brunel sta puntando molto sui giovani e io non devo deluderlo. Sta a me farmi trovare pronto, conquistare il posto in squadra. Per il momento già mi sembra comunque di vivere un momento fantastico». Twickenham a Londra è lo stadio dei sogni, il Millennium stadium di Cardiff quello visitato e dove ha giocato «ma di fianco, mica nel campo vero». Ora Roma, con l’Olimpico che quest’anno ospiterà le gesta dell’Italia e «diventerà un altro tempio del rugby perché una partita lì deve essere fantastica».
Oggi rugbista, domani odontotecnico perché senza studi non si va da nessuna parte. Tirrenia è intanto la sua seconda casa: in Toscana la Federazione fa studiare e allenare i migliori talenti. E lui è il capitano dell’Accademia. «Non passo tantissimo tempo a Treviso, ma quando ci sono è sempre una cosa molto bella». Papà Ciro, mamma Maria, i fratelli Gennaro 21enne giocatore di pallavolo, e il piccolo Francesco, 13 anni, alle prese con la scuola calcio. Nomi e abitudini napoletane in terra veneta. «Sì, effettivamente più partenopei di così non si poteva» ride. Il futuro, chissà. Parisse, Castrogiovanni, Canale, gli idoli che da piccolino seguiva in tv. Ma il futuro è suo, basta solo saperlo seguire, da Napoli al Sei Nazioni.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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