La rabbia, l’orgoglio e dieci righe consegnate sul sito, per leggerci dentro e cogliere il senso di disorientamento di quel Napoli divenuto in otto anni un modello da imitare in campo e fuori, nei conti e negli schemi, e che ora se ne sta accovacciato su se stesso, ma già pronto a rialzarsi: «Il presidente Aurelio De Laurentiis, l’allenatore Walter Mazzarri e tutta la squadra sono sereni, certi che nessuna violazione possa essere addebitata alla Ssc Napoli spa. Pur non entrando nel merito dell’obsoleto e superato principio della responsabilità oggettiva, e riservandosi ogni commento giuridico e ogni azione nelle opportune sedi, la Ssc Napoli non condivide le decisioni della Commissione Disciplinare Nazionale, ritenendo, inoltre, che non si possano alterare irrimediabilmente i campionati in corso di svoglimento. Ogni eventuale decisione va presa prima che inizi un torneo o al termine dello stesso. Dalla stagione 2009-2010, di tempo ce n’è stato per valutare e decidere. Siamo fiduciosi che nei due gradi successivi di giudizio si possa applicare una vera e propria giustizia che si fondi sul diritto e sull’equità e non sul giustizialismo. Benigni docet» .
NO AL GIUSTIZIALISMO – Due punti di penalizzazione, settantamila euro di multa, Cannavaro e Grava squalificati per sei mesi: quel ciclone (peraltro annunciato) che s’abbatte sul Napoli spazza via le residue speranze coltivate nell’attesa della sentenza e prim’ancora che l’ira si scateni verbalmente, l’unica strada ragionevole rimane la riflessione da affidare ad un comunicato ufficiale durissimo, l’unica voce d’un club che non ci sta, che cita l’ultimo Roberto Benigni – quello che in tv ha parlato di Costituzione – e che si chiude con una spruzzata di veleno: «Siamo fiduciosi che nei due gradi successivi di giudizio si possa possa applicare una vera e propria giustizia che si fondi sul diritto e sull’equità e non sul giustizialismo» .
LA REAZIONE – Cambia la classifica, e ovviamente l’umore, ma non muta la filosofia e lo stile d’una società che in otto anni, rinascendo dalle ceneri del Fallimento, s’è distinta per il rigore con il quale ha intepretato le norme e per la lungimiranza nel lanciarsi nel fair play finanziario in anticipo. Ma è arrivato già il momento di reagire, di preparare la propria controffensiva, di argomentare i ricorsi affidati all’avvocato Mattia Grassani, sbilanciatosi su Radio 24 prima che venisse diramato il comunicato ed avviato il black-out «E’ una sentenza ingiusta ed assolutamente inadeguata ai tempi, rispetto all’istituto della responsabilità oggettiva. Per quanto accertato dalla Commissione Disciplinare non c’è alcuna responsabilità da parte della società che paga il comportamento di un ex tesserato come Matteo Gianello, all’epoca in scadenza di contratto e che in quella stagione non giocò neppure un minuto» .
POCHE PAROLE – Il resto è, come dire?, privacy: è la sofferenza di un club che confeziona in quei passaggi «ufficiali» la propria allergia nei confronti di principi ritenuti «obsoleti e superati» in tempi non sospetti; è un’amarezza che viene tenuta a bada con una serie di riflessioni attraverso le quali predisporre i ricorsi; è un’ipotesi – avanzata a caldo dall’avvocato Grassani – di «richiedere il risarcimento danni, patrimoniali e d’immagine, nel momento in cui saranno esauriti i vari gradi di giustizia sportiva» che prima evapora e che poi sembra emergere attraverso quel «riservandosi ogni commento giuridico e ogni azione nelle opportune sedi» . La rabbia, l’orgoglio, la voglia di un calcio moderno.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.