Una convenzione che duri almeno il tempo di ammortizzare l’investimento, dunque si parte da una base come minimo trentennale, ma si potrebbe arrivare molto oltre. Concretamente il patron Aurelio De Laurentiis e il sindaco Luigi de Magistris stanno ragionando su come andare avanti sulla questione San Paolo. Di qui il paletto messo dal primo cittadino, quello del 30 giugno, data entro la quale bisogna trovare un accordo per un nuovo San Paolo. Questo uno dei nodi che caratterizzano un duello lungo due anni tra il sindaco e il patron del calcio Napoli. L’altro è la transazione sul debito tra società e Comune. Siamo all’ultima curva di un rapporto fondamentalmente logoro sul piano umano (i due sono costretti a convivere, che piaccia o no) che può essere tenuto in piedi almeno sul piano formale solo se si sciolgono questi nodi in maniera rapida e concreta. Pena uno scontro aperto dove sicuramente perderebbero entrambi. Portare il Napoli a Caserta dopo che già la squadra si allena a Castel Volturno, lontanissimo dalla palpitante passione dei supporter, sarebbe per il patron un modo per inimicarsi in maniera definitiva non solo i tifosi, ma tutta la città. Quanto al sindaco la guerra con il numero uno della squadra di calcio cittadina le cui gesta scandiscono la vita di milioni di napoletani nel mondo avrebbe effetti non belli sul piano dell’immagine.
Andiamo dunque nel dettaglio. Cosa sta accadendo? La transazione lunga o lunghissima come garanzia che gli investimenti fatti da De Laurentiis possano essere ammortizzati. Vale a dire che al cambio del sindaco non è che arriva qualcun altro e manda tutto all’aria. Un patto di ferro e regolato in maniera precisa. Difficile quantificare la somma che De Laurentiis vuole mettere in campo. Certo i vari studi di fattibilità messi in campo per fare del San Paolo uno stadio sicuro e di livello europeo e quindi anche remunerativo parlano di investimenti che vanno da 40 a 80 milioni.
La transazione sui debiti sembrava chiusa sei mesi fa. Siamo a dicembre: sindaco e presidente si incontrano allo stadio durante una gara di Coppa Italia. De Laurentiis accetta l’ipotesi di dovere versare 1,7 milioni al Comune, il fitto da pagare per l’utilizzo dello stadio. Poi qualcosa si inceppa. I dirigenti di Palazzo San Giacomo nella stesura del documenti si accorgono che manca una voce molto importante, quella relativa agli incassi della società sul fronte pubblicità interna del vetusto impianto di Fuorigrotta. Chiedono le «carte» al presidente il quale nicchia. Sostiene che quei contratti contengono «un segreto commerciale inviolabile». Invita i dirigenti a una verifica dei conti a Roma nella sede della Filmauro. Passaggio di un mesetto fa. I dirigenti visionano «le carte» ma non possono averle. Il patron nella sostanza dice che sono loro a doversi assumere l’onere della veridicità di quei numeri senza però avere niente in mano a livello di documentazione. La risposta è picche, anzi di più: senza certificazioni i dirigenti del Comune rischiano di finire diritti davanti alla magistratura contabile. Questione dunque chiusa per i colletti bianchi dell’amministrazione. Una impasse pericolosissima, sulla quale si innestano una serie di dispetti reciproci. Il presidente – nella sostanza – fa saltare il banco del progetto dello stadio a forma di conchiglia di Ponticelli. Presentato da Marilù Faraone Mennella, mezzo miliardo di sponsorizzazioni in fumo. Lui, De Laurentiis vuole solo il San Paolo. Rospo grosso da digerire per de Magistris che sul nuovo stadio di Napoli ha scommesso molto della sua credibilità. De Laurentiis vuole il San Paolo? E San Paolo sia. Il primo cittadino va in pressing e viene fuori l’ipotesi della convenzione. Al 30 giugno mancano due mesi, 60 giorni, per quella data capiremo chi bluffa e chi vuole fare le cose sul serio.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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