Cinquemila, seimila, diecimila cuori azzurri sotto la collina di San Luca, nello stadio di Bologna, alla penultima giornata, come ventidue anni fa per il secondo scudetto, e i tifosi felsinei che cantavano “Campioni! Campioni!” all’indirizzo degli azzurri di Maradona. Era il 22 aprile 1990. Spettacolo e gol a quei tempi, tre a zero dopo un quarto d’ora, a segno Careca, Maradona e Francini, 4-2 finale mentre il Milan del khomeinista Sacchi si cuoceva a Verona, battuto dai nipotini di Giulietta che lottavano per salvarsi. Non si salvarono ma tolsero due punti decisivi alla squadra di Van Basten, Gullit e Rjikaard dando via libera al Napoli di Albertino Bigon per lo scudetto-bis.
Bei ricordi e siamo, anche stavolta, alla penultima giornata col Napoli che gioca per l’ultimo posto Champions (preliminari). Di questi tempi vale uno scudetto. L’Udinese (pari punti degli azzurri) deve domare un Genoa non ancora salvo, la Lazio (-2) gioca a Bergamo, l’Inter (-3) ha il derby, la Roma è lontana (-6) e gioca stasera col Catania.
Il Bologna è matematicamente salvo da due turni, in serie positiva da sei (tre vittorie, tre pareggi), due vittorie consecutive in casa. Festeggerà l’addio di Marco Di Vaio, 36 anni, uno più di Di Natale, ventuno di calcio, 203 gol (73 con la maglia del Bologna negli ultimi quattro campionati), cecchino puntuale, astuto e grande opportunista sotto porta, che andrà a fare il giocatore-pensionato in Canada. Guai a perdere d’occhio, in questa ultima passerella bolognese, uno dei nostri attaccanti più incisivi che ha regalato gol alla Salernitana, al Parma, alla Juventus, al Valencia, al Monaco, al Genoa prima di piazzare l’artiglieria sotto le Due Torri. A lui e a Diamanti, attaccante pratese di mira e di gol, non bisogna far vedere la porta di De Sanctis. Mancherà il giocoliere uruguayano Ramirez (squalificato), meglio così.
Cinquemila, seimila, diecimila cuori azzurri sotto la collina di San Luca, nello stadio di Bologna, alla penultima giornata, come ventidue anni fa per il secondo scudetto, e i tifosi felsinei che cantavano “Campioni! Campioni!” all’indirizzo degli azzurri di Maradona. Era il 22 aprile 1990. Spettacolo e gol a quei tempi, tre a zero dopo un quarto d’ora, a segno Careca, Maradona e Francini, 4-2 finale mentre il Milan del khomeinista Sacchi si cuoceva a Verona, battuto dai nipotini di Giulietta che lottavano per salvarsi. Non si salvarono ma tolsero due punti decisivi alla squadra di Van Basten, Gullit e Rjikaard dando via libera al Napoli di Albertino Bigon per lo scudetto-bis.
Bei ricordi e siamo, anche stavolta, alla penultima giornata col Napoli che gioca per l’ultimo posto Champions (preliminari). Di questi tempi vale uno scudetto. L’Udinese (pari punti degli azzurri) deve domare un Genoa non ancora salvo, la Lazio (-2) gioca a Bergamo, l’Inter (-3) ha il derby, la Roma è lontana (-6) e gioca stasera col Catania.
Il Bologna è matematicamente salvo da due turni, in serie positiva da sei (tre vittorie, tre pareggi), due vittorie consecutive in casa. Festeggerà l’addio di Marco Di Vaio, 36 anni, uno più di Di Natale, ventuno di calcio, 203 gol (73 con la maglia del Bologna negli ultimi quattro campionati), cecchino puntuale, astuto e grande opportunista sotto porta, che andrà a fare il giocatore-pensionato in Canada. Guai a perdere d’occhio, in questa ultima passerella bolognese, uno dei nostri attaccanti più incisivi che ha regalato gol alla Salernitana, al Parma, alla Juventus, al Valencia, al Monaco, al Genoa prima di piazzare l’artiglieria sotto le Due Torri. A lui e a Diamanti, attaccante pratese di mira e di gol, non bisogna far vedere la porta di De Sanctis. Mancherà il giocoliere uruguayano Ramirez (squalificato), meglio così.
Il Napoli va a Bologna per il bottino pieno nel rispetto e nella simpatia per il club felsineo di Stefano Pioli, emiliano di Parma, e di Gianni Morandi, presidente onorario, puntando alla settima vittoria esterna, probabilmente il pass decisivo per la Champions prima di concludere il campionato al San Paolo contro il Siena (domenica sera, 13 maggio), un’altra squadra già salva. Il Pocho frenato in panchina, ma pronto ad ogni evenienza. Qualche ritocco in difesa per la squalifica di Fernandez (in campo Britos, ex rossoblu). Anche Dzemaili in panchina per la conferma della squadra vittoriosa sul Palermo. Pandev in grande spolvero, l’asso nella manica di Mazzarri per questo avvincente finale. Cavani in gol da quattro partite consecutive e Hamsik sicuramente deciso se ispirato come contro il Palermo (partita piena, giocate di classe, testa alta, piede magico e gol).
Il Bologna, ultimo match in casa, non stenderà tappeti rossi. Il Napoli, la partita, se la dovrà guadagnare tutta. Ne ha la possibilità e la voglia giocando con giudizio e rompendo l’equilibrio della gara con la maggiore tecnica a centrocampo (l’ex azzurro Garics sulla destra della linea mediana bolognese a quattro). Inler, in grande ascesa, sarà pedina essenziale. Ci provi di più col tiro dalla distanza, incrocio dei pali contro il Palermo, non ha ancora segnato in campionato (due reti in Champions). Partita aperta e molto probabilmente si vedrà un bel gioco. Maggio e Zuniga sulle fasce. Se il Napoli riprenderà a volare con le ali, niente sarà proibito a Bologna. Gli ineguagliabili sostenitori azzurri hanno già in gola il canto di Oj vita mia.
Fonte: Il Napolista.it
La Redazione
M.V.
Cinquemila, seimila, diecimila cuori azzurri sotto la collina di San Luca, nello stadio di Bologna, alla penultima giornata, come ventidue anni fa per il secondo scudetto, e i tifosi felsinei che cantavano “Campioni! Campioni!” all’indirizzo degli azzurri di Maradona. Era il 22 aprile 1990. Spettacolo e gol a quei tempi, tre a zero dopo un quarto d’ora, a segno Careca, Maradona e Francini, 4-2 finale mentre il Milan del khomeinista Sacchi si cuoceva a Verona, battuto dai nipotini di Giulietta che lottavano per salvarsi. Non si salvarono ma tolsero due punti decisivi alla squadra di Van Basten, Gullit e Rjikaard dando via libera al Napoli di Albertino Bigon per lo scudetto-bis.
Bei ricordi e siamo, anche stavolta, alla penultima giornata col Napoli che gioca per l’ultimo posto Champions (preliminari). Di questi tempi vale uno scudetto. L’Udinese (pari punti degli azzurri) deve domare un Genoa non ancora salvo, la Lazio (-2) gioca a Bergamo, l’Inter (-3) ha il derby, la Roma è lontana (-6) e gioca stasera col Catania.
Il Bologna è matematicamente salvo da due turni, in serie positiva da sei (tre vittorie, tre pareggi), due vittorie consecutive in casa. Festeggerà l’addio di Marco Di Vaio, 36 anni, uno più di Di Natale, ventuno di calcio, 203 gol (73 con la maglia del Bologna negli ultimi quattro campionati), cecchino puntuale, astuto e grande opportunista sotto porta, che andrà a fare il giocatore-pensionato in Canada. Guai a perdere d’occhio, in questa ultima passerella bolognese, uno dei nostri attaccanti più incisivi che ha regalato gol alla Salernitana, al Parma, alla Juventus, al Valencia, al Monaco, al Genoa prima di piazzare l’artiglieria sotto le Due Torri. A lui e a Diamanti, attaccante pratese di mira e di gol, non bisogna far vedere la porta di De Sanctis. Mancherà il giocoliere uruguayano Ramirez (squalificato), meglio così.
Il Napoli va a Bologna per il bottino pieno nel rispetto e nella simpatia per il club felsineo di Stefano Pioli, emiliano di Parma, e di Gianni Morandi, presidente onorario, puntando alla settima vittoria esterna, probabilmente il pass decisivo per la Champions prima di concludere il campionato al San Paolo contro il Siena (domenica sera, 13 maggio), un’altra squadra già salva. Il Pocho frenato in panchina, ma pronto ad ogni evenienza. Qualche ritocco in difesa per la squalifica di Fernandez (in campo Britos, ex rossoblu). Anche Dzemaili in panchina per la conferma della squadra vittoriosa sul Palermo. Pandev in grande spolvero, l’asso nella manica di Mazzarri per questo avvincente finale. Cavani in gol da quattro partite consecutive e Hamsik sicuramente deciso se ispirato come contro il Palermo (partita piena, giocate di classe, testa alta, piede magico e gol).
Il Bologna, ultimo match in casa, non stenderà tappeti rossi. Il Napoli, la partita, se la dovrà guadagnare tutta. Ne ha la possibilità e la voglia giocando con giudizio e rompendo l’equilibrio della gara con la maggiore tecnica a centrocampo (l’ex azzurro Garics sulla destra della linea mediana bolognese a quattro). Inler, in grande ascesa, sarà pedina essenziale. Ci provi di più col tiro dalla distanza, incrocio dei pali contro il Palermo, non ha ancora segnato in campionato (due reti in Champions). Partita aperta e molto probabilmente si vedrà un bel gioco. Maggio e Zuniga sulle fasce. Se il Napoli riprenderà a volare con le ali, niente sarà proibito a Bologna. Gli ineguagliabili sostenitori azzurri hanno già in gola il canto di Oj vita mia.
Fonte: Il Napolista.it
La Redazione
M.V.
Meno due. 180 minuti dalla gloria o dalla delusione. La Champions è lì ad un passo ed il Napoli sembra aver ritrovato l’assetto giusto per raggiungerla. Purtroppo in questo sprint finale stanno
mancando alla squadra le prodezze di Lavezzi, anche se Pandev non le sta facendo assolutamente rimpiangere. Il quarto tenore, infatti, sta prolungando il riposo di un Pocho che Mazzarri sta centellinando per non incorrere in recidive così come capitato a Maggio. Una staffetta che produce i suoi frutti e che sta portando gli azzurri all’obiettivo prefissato, anche se c’è chi pensa che i quattro tenori possano convivere dal primo all’ultimo minuto. «Il macedone giocava nell’Inter del triplete insieme a giocatori del calibro di Milito ed Eto’o – afferma sicuro Fulvio Collovati che motiva – È ovvio che Mazzarri debba chiedere un sacrificio tattico a qualche pedina che sarà costretta a giocare fuori ruolo, ma per giocatori di questa taratura la convivenza è possibile». Parole che fugano ogni dubbio circa la solidità del nuovo assetto tattico assunto dal Napoli con il centrocampo a cinque. «La presenza del Pocho non è e non potrà mai rappresentare un problema per l’allenatore che non deve neanche pensare ad una staffetta prolungata nel tempo – così sentenzia Collovati». Il campione del mondo poi si sbilancia sulla volata Champions: «Sicuramente un fine campionato avvincente ma dalla qualità mediocre – commenta – La distanza di venti punti dalle prime due della classe, Juve e Milan, indica chiaramente anche i limiti delle pretendenti all’Europa delle grandi. Il fatto stesso che l’Inter, che ha cambiato tre allenatori e che è stata più volte sul banco degli imputati, sia potuta rientrare in corsa, la dice lunga sullo stato di forma delle altre pretendenti. Certo è che Napoli e Udinese, appaiate a quota 58 punti, sono quelle che meriterebbero di più il terzo posto, ma nelle ultime due giornate potrebbe veramente cambiare tutto». Infine una battuta sul futuro mercato azzurro, compreso quello targato Lavezzi: «Se il Napoli agguanterà la Champions il Pocho resterà. Qualche innesto serve invece in difesa e senza dubbio Bigon dovrà trovare un vice di Cavani – conclude Collovati».
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
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