Ogni promessa è debito e Francesco Silvestre, Kekko, leader dei Modà, secondo a Sanremo nel 2011, autore di «Non è l’inferno», la canzone interpretata da Emma e vincitrice del 2012, 400.000 copie con «Viva i Romantici» disco di diamante, lo sa bene. «Il Pocho è un idolo. Ho iniziato a scrivere un pezzo, ”Come il vento”, poi l’ho lasciato lì. Ma se andiamo in Champions e Lavezzi resta, lo voglio finire». Dichiarazioni targate 2011. In questi giorni, attraverso Twitter l’annuncio che l’opera è terminata: «Ho finito la canzone campione… tra qualche giorno te la faccio avere…grazie per la firma sulla maglia…ti abbraccio…». Storie di un incontro avvenuto un mese fa e immortalato da foto ricordo. Milanese di nascita, partenopeo di fede. E come non si può fare altrimenti.
Padre e nonni napoletani, originari di Sant’Antimo, Francesco ha vissuto il calcio anche dal campo. Fino ai 21 anni ha giocato da attaccante nelle squadre del suo paese, Cassina de’ Pecchi. Dicono che somigliava un po’ a Inzaghi, brutto da vedere ma esultava come lui, con tutta l’emozione possibile. Ora «Come il vento». Una canzone dedicata al Pocho Lavezzi, alle sue serpentine, ai suoi dribbling, l’ultimo dei quali a Parma che Silvestre ha visto in televisione sorridendo e pensando al suo campione.
«A Milano ho tanti amici, interisti, milanisti. E noi eravamo in C, ora in Champions» ha detto al Pocho durante l’incontro, ringraziandolo per un sogno raggiunto. Un amore nato sin da piccolo anche perché il padre di Kekko portava da piccolo il suo bambino al centro Paradiso di Soccavo per vedere gli allenamenti di Maradona. Da allora l’azzurro, ma anche il dribbling, l’essere scugnizzo, la fuga palla al piede, il vento con il quale il giocatore semina gli avversari e corre verso la porta avversaria, gli è rimasta nel sangue. «Come il vento», come il gol di Cagliari dello scorso campionato quando il Pocho segnò a tempo scaduto oppure come contro il Liverpool in Europa League o come una delle infinite sgroppate lungo tutto il campo che servono per spaccare le difese avversarie e tradurre il suo assist in gol. La promessa è diventata debito ma Silvestre ne ha fatta anche un’altra ai suoi amici. Una scommessa. Se il Napoli dovesse vincere lo scudetto canterebbe durante un concerto in perizoma azzurro. E ogni promessa è debito.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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