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Colantuono: “Ho vinto con Napoli e Inter, gli azzurri i veri rivali per la vetta”

Gli uomini di Conte, un gradino più su ma la lotta è apertissima

Lui le conosce bene. Tanto bene che da questo sapere ha estratto con la sua straordinaria Atalanta due vittorie a in meno di dieci giorni: prima l’1-0 al Napoli il 31 ottobre, poi il 3-2 all’Inter domenica scorsa. Questo basta e avanza per fare di Stefano Colantuono il tecnico del momento («Ma questo lo dite voi adesso. In realtà, posso dormire tranquillo giusto qualche settimana…») e l’ideale radiografo della sfida scudetto.
Napoli e Inter, le due anti-Juve: le ha battute entrambe. Mica male, no?
«Sì, ma non solo per noi. Io sono convinto che questi risultati, peraltro non facilmente ripetibili, facciano bene al calcio. La provinciale che vince con una grande è sempre un segnale importante».
Indicativo di che cosa?
«Del fatto che chi lavora con impegno, serietà e valori viene premiato. Anche se magari non spende gli stessi soldi».
Entriamo nei particolari. Con il Napoli com’è stato?
«Molto difficile. Loro venivano dalla sconfitta con la Juventus che secondo me portavano ancora nella mente. Noi siamo andati in vantaggio ma poi è stato durissimo: nel finale abbiamo sofferto per tenere il risultato. Meno male che non c’era Cavani. Ma nonostante l’assenza a me la squadra di Mazzarri ha molto colpito».
Più facile con l’Inter?
«A livello psicologico, loro stavano meglio degli azzurri: una striscia molto lunga di risultati positivi. Prima o poi dovevano perdere».
E voi ne avete approfittato.
«Il Napoli mi ha molto impressionato. Credo che sia giusto un gradino sotto la Juventus nella lotta per lo scudetto e che lotterà per il titolo fino alla fine. Però quante critiche ingiuste dopo aver perso la partita contro di noi: l’Atalanta mica è l’ultima arrivata».
Anche contro di voi Mazzarri ha provato la difesa a 4.
«Ieri ho osservato la gara col Genoa e ho notato che ha riproposto il modulo: ovvio che i numeri contano fino a un certo punto, perché nel calcio moderno si difende in sette se non in otto giocatori, ma quando è entrato Mesto e Maggio si è messo sulla linea dei difensori, mi sembra che il Napoli abbia dato il meglio di sé. Chiaro che si organizza il gioco in base alle caratteristiche dei giocatori che si hanno».
Come a Bergamo.
«Vero. Però conta anche il modo con cui una squadra attacca: e nella ripresa, il Napoli ha gettato in campo grinta e tanto orgoglio. Gli azzurri hanno una mentalità consolidata e sono una squadra con grandi campioni. Con l’Atalanta ha perso ma col Genoa è riuscita a ribaltare la sfida».
L’uomo chiave del gioco degli azzurri?
«Facile. Sicuramente Cavani. Non è solo il miglior attaccante del nostro campionato, ma penso che giocherebbe titolare in qualsiasi squadra della Liga o della Premier League».
Lei lo ha avuto a Palermo, dove non era proprio un fenomeno.
«La sua serietà però era già da fuoriclasse. Solo che era fissato a voler giocare da prima punta, con le spalle alla porta. Era il suo ruolo nell’Under 21 dell’Uruguay e di cambiare, di giocare sì da prima punta ma partendo da più lontano, approfittando degli spazi, non voleva saperne. Nella sua testa era convinto di poter giocare come fa, per esempio, Denis. Impossibile. Ma era giovanissimo e in Italia era arrivato da pochi mesi e non era d’accordo».
Se, per migliorarsi, il Napoli le chiedesse Schelotto?
«Quest’anno spero non si muova nessuno dall’Atalanta, ho un gruppo di ragazzi eccezionali».
Siete sesti: se battete pure la Fiorentina?
«La squadra di Montella è fantastica, ha preso il posto dell’Udinese negli equilibri nei giochi di vertice. Non perdere contro i viola ci avvicinerebbe ai 40 punti necessari per la permanenza in serie A. Una volta raggiunti i 40 punti, non molleremo e tutto ciò che si potrà aggiungere di positivo, lo faremo. Ma, prima, restiamo con i piedi per terra».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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