Vittoria di misura sul Catania, che poteva essere ben più larga: tanti tiri in porta, due reti e molte palle sfilate di poco accanto ai pali di Andujar, a sua volta bravissimo a fermare Higuaín e soci. La squadra di De Canio non sfigura, ma viene travolta da un avversario tecnicamente più forte. La rincorsa alla Roma continua a braccetto con la Juve.
CANNAVARO GIÙ, PROBLEMA FASCE – La gara è iniziata con il Catania molto aggressivo, che sembrava voler fare la partita. Ottimo pressing dei siciliani, in nove dietro la palla in fase di non possesso, veloci e coraggiosi in fase offensiva. Per dieci minuti gli ospiti sembravano a loro agio, favoriti anche dall’immediato infortunio di Mesto. Infortunio che, con Zúñiga operato e Maggio squalificato, ha messo in difficoltà Benitez: significativo che il tecnico abbia fatto riscaldare sia Uvini che Cannavaro per poi scegliere il primo, decretando di fatto che l’ex-capitano azzurro è la sua ultima scelta. Uvini, che come Cannavaro non è terzino destro ma difensore centrale, ha trovato non pochi problemi da quella parte: varie incertezze con la palla, discese un po’ confuse, indecisione generale con necessità di consigli continui da parte dei compagni. Ma alla fine non ha combinato pasticci. Benitez, se si ritrovasse in casi simili (bisogna valutare l’infortunio di Mesto), potrebbe ricordarsi che Behrami in passato ha occupato quel ruolo, e magari ricordarsi anche di Radošević, che potrebbe sostituire lo svizzero al centro del campo come recupera-palloni. Il croato è l’unico giovane che fin qui Benitez ha un po’ trascurato.
LA FORZA DEL NAPOLI – Dopo i dieci minuti del Catania, il Napoli è venuto fuori, ancora una volta grazie al tasso tecnico, ancora una volta quello di Callejón: dopo il gol di destro al volo a Firenze, lo spagnolo si è ripetuto di sinistro con un gran tiro da fuori. Questo è stato il tema tattico della partita azzurra: stavolta gli esterni, più che cercare la profondità, al limite dell’area avversaria preferivano accentrarsi e tentare il tiro dai venti metri. Strategia che ha premiato anche Hamšík, anche lui autore di un gran gol dopo un’azione e assist ottimi da parte di Insigne, che ha seguito di nuovo le vie orizzontali una volta al limite dell’area, servendo lo slovacco per il siluro da fuori. A questo punto il Catania sembrava sbandare e offrirsi alla goleada, ma il Napoli si è rilassato e i catanesi si sono presto ritrovati, pescando subito l’1-2 con Castro grazie ad un bel colpo di tacco di Lopez e una dormita in area di Armero e compagni di difesa. In questo modo gli ospiti sono rimasti in partita, soprattutto in attacco, ma possesso palla e occasioni nitide sono rimaste dei padroni di casa.
MAREK E PIPITA BRILLANO INSIEME – La ripresa è cominciata allo stesso modo: Catania che parte meglio e Napoli che, con calma, conserva abbondante possesso palla, per venire lentamente fuori grazie ancora alla propria superiorità tecnica. Il risultato in verità non è più cambiato, ma Higuaín e colleghi di reparto hanno collezionato tiri in porta a raffica, fermati da un po’ di sfortuna e da un ottimo Andujar. Il ‘Pipita’ ha confermato la sua voglia e capacità di venire a prendersi le palle sulla trequarti, collaborando all’azione e, all’occorrenza, offrendo anche assist. Stavolta anche Hamšík ha brillato in costruzione, a parziale smentita della tesi di Adriano Bacconi sull’offuscamento dello slovacco dovuto all’atteggiamento tattico di Higuaín. Ormai è un dato di fatto che l’attacco azzurro garantisce sicurezze a Benitez, mentre la difesa presenta vecchie e nuove complicazioni. Behrami e Albiol, sull’asse centrale, sono due colossi, mentre Fernandez sta trovando la sua dimensione e ha buoni piedi per i lanci lunghi. Ma le alternative scarseggiano finché Britos è ai box e se Cannavaro non rientra più nei piani del tecnico, mentre sulle fasce difensive l’infermeria lascia disponibili soltanto due giocatori. Problemi che Benitez dovrà gestire, eventualmente con un temporaneo cambio di modulo. Tutto da vedere, ma per il momento c’è già il Marsiglia mercoledì, una gara da non sbagliare.
A cura di Lorenzo Licciardi
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