Come non bastasse il fatturato più che doppio. Come non bastassero il valore della rosa in cartellini, superiore secondo Transfermarkt di 150 milioni, per non parlare del monte ingaggi. Come non bastasse essere la squadra da battere da quando questo campionato esiste, o quasi. Come non bastasse lo scippo di Higuain. Il Napoli, che è andato oltre tutto questo, negli ultimi 365 giorni, numeri alla mano, è stato più forte della Juventus. Ma per vincere non basta, non ancora. La lotta è serrata, è sul punticino, sul centimetro, sull’episodio. E adesso il peggior nemico, più della stessa Juve, può essere il senso di impotenza dinanzi a quello che abbiamo visto nell’ultima settimana: nel derby di Coppa Italia, e soprattutto nel match di Cagliari.
NUOVI METODI, VECCHIE POLEMICHE – All’ombra del Vesuvio, l’avvento del VAR era stato accolto come la panacea di tutti i mali. I rigori fischiati contro la Juve ad inizio stagione sembravano poter segnare la svolta e spegnere definitivamente i pregiudizi e le malelingue. Adesso però questa fiducia inizia ad essere scalfita. Attenzione, qui non si parla di malafede. Ma qualcosa nell’interpretazione e nell’uso dello strumento dev’essere evidentemente cambiato, perché l’avvento della tecnologia non ha impedito che si torni a parlare di quella possibile soggezione ed incertezza che la tecnologia da sola non può sconfiggere. Non fin quando c’è ancora un uomo a dover decidere e a fare il bello e il cattivo tempo. Non fin quando, come a Cagliari, quell’uomo sceglie addirittura di bypassarla, la revisione dell’episodio, mettendo la testa sotto la sabbia. L’eventuale decisione di Banti di dare il beneplacito del cosiddetto silent-check a Calvarese sul tocco di braccio di Bernardeschi è inspiegabile. Il fatto che Calvarese, già scarso di suo nel non rilevarlo così come nel non fischiare il fallo evidente di Benatia su Pavoletti, lo è anche di più, essendo egli il responsabile principale della conduzione del match.
UN PASSO INDIETRO – La sensazione è che dopo le lamentele di inizio anno si faccia maggior attenzione a non rovinare una partita con un fischio che all’arbitro, in condizioni naturali, sarebbe sfuggito. Soprattutto quando in campo c’è una big che vince di misura contro una piccola. Ma se così fosse, ribandendo l’inadeguatezza di Calvarese che quei due episodi avrebbe potuto e dovuto serenamente gestirli da sé, cosa lo avremmo introdotto a fare questo VAR? Questo strumento dovrà portare a qualcosa che sempre più si avvicini all’arbitraggio perfetto, almeno negli episodi chiave, oppure si proseguirà con la più totale improvvisazione, di partita in partita, come visto finora? Così fosse, il VAR, come dice Allegri, rischierebbe di inasprire i toni e le polemiche, piuttosto che estinguerle. Ma è questo l’errore che non si deve fare: permettere a qualcosa o a qualcuno di mettere in discussione l’utilità di questa rivoluzione, magari fino a dare ragione a chi vorrebbe sedarla. Uno dei pochi vanti dell’era Tavecchio è stato quello di avanzare la candidatura della Serie A per la sperimentazione, ma adesso qualcosa deve essere rivisto e l’utilizzo dello strumento, la fiducia nel quale dev’essere onorata e difesa, va uniformato e meglio regolamentato. Bisogna che tutti remino nella stessa direzione, senza correre il rischio che all’interno della classe arbitrale venga a generarsi una sorta di competizione tra conservatori e progressisti o una divisione in clan Rizzoli e clan Rosetti come guelfi e ghibellini. Ci interessa veramente poco chi abbia la meglio tra l’uomo e la macchina, è il bene comune e cioè la credibilità del nostro calcio oltre che della classe arbitrale stessa, che va tutelato.
POSSIBILI SOLUZIONI – Per crescere, il calcio potrebbe prendere ancora una volta spunto dagli altri sport. Dal basket, per esempio, dove in NBA, da un certo punto della partita in poi, ogni episodio di minimo ragionevole dubbio che può inficiare sul risultato va necessariamente rivisto e gli arbitri sono i primi ad essere contenti di farlo, per liberarsi dal fardello di un possibile condizionamento del match nei momenti caldi. O dal tennis, dove la richiesta del cosiddetto Falco viene fatta dai giocatori stessi (nel calcio potrebbero farlo le panchine) per un limite stabilito di volte per ogni set, ma con ogni chiamata spesa che verrebbe ovviamente rimborsata nel caso in cui la tecnologia dovesse smentire il direttore di gara. Anche solo una volta per tempo, nel calcio, darebbe la possibilità di giocarsi un jolly che darebbe serenità e fugherebbe i dubbi, cosa che senz’altro Lopez si sarebbe giocato dopo il mani di Bernardeschi. L’interpretazione di un fallo da rigore non è però puramente oggettiva come il fatto che una pallina sia al di là o meno di una linea. Ecco perché intanto, in attesa di una rinfrescata del regolamento, Calvarese e Banti, vanno fermati come e più a lungo di Doveri. Perché hanno sbagliato e sarebbe bello che, come promesso tempo fa ma mai mantenuto dai vertici arbitrali, venissero anche a spiegarci il come, e soprattutto il perché.
Fonte: Calciomercato.com
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro