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Clemente Russo: «Pugni d’oro, a Londra per il riscatto»

Il boxer di Marcianise confessa: «Compio 30 anni nel giorno della cerimonia e sogno di arrivare primo»

Trent’anni nella notte da sogno. «Li compio venerdì, il giorno della cerimonia di apertura dei Giochi allo Stadio olimpico. Avrò ottantamila invitati alla mia festa». Clemente Russo torna sul ring delle Olimpiadi quattro anni dopo l’argento e le lacrime di Pechino. Dal 2008 ha continuato a vincere, trovando anche il tempo per fare l’attore. L’allievo della Excelsior del maestro Mimmo Brillantino, tesserato per le Fiamme Azzurre, è pronto per l’assalto all’oro.
Russo, terza Olimpiade a trent’anni.
«Quegli ottantamila spettatori venerdì mi gaseranno, comincerò a entrare nel clima olimpico. Dite che sono vecchio? Macché. Di testa, sento di avere quindici anni, ho l’entusiasmo dei primi match ed è quello che vorrei sentire anche l’11 agosto, il giorno della finale».
L’oro è il sogno. 
«Mio e di tutti quelli che partecipano ai Giochi. L’ho fallito per un pelo: a Pechino sentivo la medaglia già sul collo, l’ho persa e provo ancora rabbia. So che non sarà una passeggiata arrivare fino in fondo: darò tutto me stesso con forza, passione, voglia».
Cinque pugili su sette sono campani. 
«Mi verrebbe una battuta amara: i rifiuti tossici nella nostra terra sono fertilizzanti, aiutano a far crescere buoni atleti… La verità? A Marcianise, la mia città, ci sono tre palestre e maestri competenti che sanno trasmettere passione verso il pugilato. Vi sono società che non chiedono rette di iscrizione, presso altre le spese sono minime. Io andai in palestra perché volevo dimagrire. Scoprii una famiglia: quei maestri e quei ragazzi sono diventati i miei amici».
Chi può vincere la medaglia oltre a Russo?
«Tutti. Abbiamo qualità e fame, nel giorno decisivo saremo determinati come non mai».
Perché è ancora dilettante? Dopo un titolo olimpico, anni fa, i pugili si davano al professionismo. 
«Sogno di compiere questo passo da dieci anni, però finora le occasioni giuste erano mancate. Dopo le Olimpiadi dovrebbe esserci la svolta: ho quasi definito gli accordi e dal 2014 sarò professionista sotto la sigla Apb, una delle tre riconosciute dalla federazione internazionale. Un bel passo».
A Pechino si scoprì il cuore buono di Tatanka Russo, pugni e passione per la sua terra colpita duramente da camorra e disoccupazione.
«In questi quattro anni ho cercato di fare qualcosa per i giovani, cercando di dare consigli da fratello maggiore, e un giorno mi piacerebbe diventare uno dei loro maestri perché quelli che hanno allevato noi sono diventati grandi e hanno bisogno di una mano. Il legame con Marcianise, la Campania, il Sud è fortissimo. Sono orgoglioso delle mie origini e ogni successo lo dedico a questa terra».
Per ragioni di lavoro si è spostato ad Assisi, dove c’è il centro federale. 
«Il legame resta fortissimo: non si possono sradicare le radici, quella è la mia casa. Ci sono occasioni che magari prenderesti al volo per andar via, però poi senti la voce del cuore. Sono contento che l’Olimpiade sia stavolta a Londra: a due ore dalla famiglia sentirò una carica ancora più forte».
La Nazionale di calcio è arrivata alla finale degli Europei e ha regalato un sorriso al Paese in tempi difficili. 
«Vogliamo tante medaglie perché possiamo aiutare l’Italia con i nostri sforzi, il nostro attaccamento alla bandiera, i nostri successi. È una responsabilità di cui siamo orgogliosi».
Oggi entra nel Villaggio olimpico di Londra ma sono davvero case del sesso come hanno rivelato alcuni suoi colleghi?
«Ho partecipato alle Olimpiadi di Atene e Pechino: so’ dicerie, datemi retta».
Sua moglie Laura Maddaloni, ex judoka, deve preoccuparsi?
«E di che? Io sono fedelissimo».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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