“Nel calcio conta la giocata e in quanto tempo la fai; se hai un calciatore che impiega una frazione di secondo a girarsi e segnare, allora è buona. Altrimenti non serve.” Frase detta e ripetuta un infinità di volte da Walter Mazzarri. Quanta verità in quelle parole. Volendo, si potrebbe estendere il tempo della giocata a quello delle trattative di mercato. Meno tempo si impiega e meno soldi si spendono; più tempo si risparmia e più tempo si avrà per tirare le somme. Ma il tempo si sa, è un concetto relativo. Ed in casa Napoli lo è ancor di più. Gli annunci del Ds Giuntoli e di mister Sarri stentano ad arrivare: gli ottimisti ipotizzano che stiano lavorando sottotraccia per il Napoli, magari per arrivare a cartellini di giocatori appetiti da molti club. Magari giocando d’anticipo. Magari … Quel che manca ai vertici della dirigenza, è proprio il ‘senso della giocata’. La mossa del K.O., quella che spiazza gli avversari e annunciando un colpo da novanta. Mai che siano piovuti applausi. Anzi, in alcuni casi ci ha rimesso di brutto. Sono ormai due anni che a bilancio dei tesserati azzurri, pesa un contratto da 7 mln annui. Una spada di Damocle difficile da digerire ma le cui cause sono da imputare tutte alla cattiva fretta.
Mazzarri ha ormai trasformato Camilo Zuniga in uno dei migliori esterni d’Europa. C’è la fila dietro un calciatore, capace di giocare indifferentemente su entrambe le corsie, e di ricoprire più ruoli in campo. Un contratto in scadenza a giugno 2014 ma nullo da gennaio dello stesso anno. Nel frattempo Mazzarri saluta, congedandosi dalla piazza partenopea e lascia il testimone a Benitez. Il mister spagnolo preme per la riconferma del colombiano; il Barcellona e la Juventus pressano per averlo ma la dirigenza nicchia. Nessun adeguamento contrattuale fino ad ottobre 2013. Precisamente l’1, giorno della sconfitta per 2-0 contro l’Arsenal in Champions League, Zuniga ottiene il prolungamento di contratto a 3,5 mln annui. Un quadriennale ricco e sostanzioso, rivelatosi però un ‘part-time’ di lusso, in tempo di piena recessione economica. Già. Perchè il calciatore si opera il 2 ottobre al ginocchio. Uno stop che doveva essere di due mesi, diventati poi quattro e poi sei. Un intervento chirurgico obbligato, ne sarebbe andata di mezzo la carriera del calciatore. A fine maggio, però, il recupero è certificato e via dritti al Mondiale in Brasile.
Ad agosto 2014 la stagione comincia nel peggiore dei modi; il Napoli è eliminato ai preliminari di Champions ma Zuniga è in ritardo di condizione. Appena 522′ i minuti disputati nell’ultima serie A prima di fermarsi nuovamente per altri sette mesi; 28′ in Europa League. Non che fosse andata meglio nella stagione 2013/2014: 411′ giocati in campionato e 180′ in Champions League. Insomma, appena 18 le presenze di Zuniga col Napoli durante l’era Benitez. A maggio 2015, però, il recupero di Zuniga è certificato e risponde alla convocazione di Pekerman per disputare la Coppa America con la Colombia. Il resto è storia. Una storia da riscrivere e possibilmente da cambiare. Saranno 28 i milioni lordi che il Napoli dovrà pagare fino al 2017, per un calciatore dall’autonomia limitata. Un atleta perennemente con la spia della riserva accesa; fermo ai box per gran parte della stagione e pronto a partire il pole position per la causa dei Cafeteros. A fine contratto, Zuniga sarà prossimo ai 32 anni e al Napoli resterà solo il rimpianto di aver impiegato troppo tempo a concludere un accordo col calciatore. Magari sedersi a tavolino prima, magari evitando di rifuggire gli agenti, magari anche evitando di dover mettere nero su bianco a cifre spropositate. Troppi fogli, troppe clausole, troppi cavilli nei contratti Made in Ssc Napoli. Troppo tempo nelle trattative, troppi viaggi a vuoto; a volte finiscono le penne …
Al presidente De Laurentiis spetterà dimostrare se la lezione sia servita. Un’inversione di tendenza che può partire solo dall’alto. Magari meno burocrazia e più libertà di movimento; magari più fiducia nei propri dipendenti. Il binomio Sarri-Giuntoli è intrigante ed affascinante, ma necessita di garanzie e servirà il rispetto nei ruoli. Nel calcio giocato conta la giocata, e in quanto tempo la fai. Dietro una scrivania vale solo la tempestività. Non è la cosa più importante. È la sola che conta.
È arrivata l’estate. Zuniga corre sul prato verde. Per la dirigenza è tempo di tuffarsi nel mercato.
A cura di Francesco Gambardella
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